- A volte mi chiedo quale fosse lo stato d’animo del mio bisnonno, quando – sdraiato in un fosso fangoso da qualche parte lungo l'Isonzo con indosso l'uniforme della potente monarchia austro-ungarica – ascoltava fischiargli intorno i proiettili italiani.
- Nella Lubiana di oggi mi è difficile immaginare me stesso in guerra, ma comunque sia, credo che mi sentirei un idiota.
- Credo che Leon Obleščuk, in quella trincea, sapesse anche che dopo cento anni e più ci sarebbero ancora stati paesi che avrebbero mandato giovani innocenti a morire in massacri insensati.
Pubblichiamo un inedito dell'autore, sceneggiatore e regista sloveno Goran Vojnović, pubblicato in italiano da Keller editore. Il mio bisnonno Leon Obleščuk, ucraino di Galizia, all'inizio del XX secolo, quando era un bambino di dieci anni, si trasferì con la famiglia in Bosnia-Erzegovina; qualche anno dopo si ritrovò in Slovenia a sparare contro gli italiani vestito dell’uniforme dell'esercito austriaco, insieme a un gruppo di giovani bosniaci. Tale era la semplicità del mondo cento anni fa,



