Cara Giulia,

il mio migliore amico si è di recente fidanzato con una ragazza conosciuta su Tinder. Specifico che l’ha conosciuta così non perché disapprovi il metodo, ci mancherebbe, ma solo per sottolineare che non avevano giri in comune prima ed è quindi una persona “esterna” alla nostra compagnia. Non ci sarebbe niente di male, non fosse che lei a me e agli altri amici non piace per niente. Da quando si frequentano lui è diventato inaffidabile, tira un sacco di “pacchi” e quando mantiene un impegno con noi si presenta sempre accompagnato. Lei sembra guardarci tutti dall’alto in basso e parla solo con lui. Insomma, possiamo dire che se la tira?

Per chi lo conosce bene è evidente che anche lui sta cambiando. Presta attenzione a cose molto più superficiali e fa discorsi che non sono da lui. Mi sembra che questa ragazza gli stia facendo una specie di lavaggio del cervello, ma non so come affrontare l’argomento con lui.

N.

Caro N.,

è molto semplice: non lo affronti. Organizzi tutte le tue perplessità in ordine alfabetico, le disponi perpendicolari una all’altra e le infili in quello spazio della tua coscienza che riservi ai segreti inconfessabili e ai ricordi delle figure più barbine della tua vita. In sintesi: te le tieni per te.

Può essere che l’abbia scritto altre volte, e mi scuso per la ripetitività, ma ci sono poche cose in cui credo e una di queste è che formulare opinioni sulle relazioni altrui è uno spreco di energie che non serve quasi mai a niente (disse dalla sua rubrica di consigli sentimentali agli sconosciuti). Giuro che è proprio così, e se ti eserciti in questa forma di atarassia abbastanza a lungo arriverai a quello stato di beatitudine ed equilibrio mentale – per cui i tedeschi hanno sicuramente una parola precisa ma io no – in cui non avrai un’opinione neanche sulla relazione in cui sei tu.

Ciò detto, capisco il dilemma, ci siamo passati tutti, in un verso e nell’altro. Abbiamo avuto tutti un’antipatia cocente per il partner di una persona a noi cara, ma abbiamo anche iniziato tutti a indossare una maglietta a righe perché innamorati di un gondoliere. L’amore spesso cambia le persone, tanto vale fare i conti con questo dato di fatto.

Devi poi considerare che i due esiti possibili della conversazione che vorresti avere col tuo amico («la tua fidanzata mi sta sul cazzo») sono due, ed entrambi poco desiderabili: se restano insieme lui saprà sempre che tu non la sopporti e si allontanerà da te e dal vostro gruppo sempre di più; se la molla e rimarrà triste e solo sarai responsabile della sua infelicità. Mettiti il cuore in pace, sii gentile con il dissennatore a cui ha deciso di accompagnarsi e aspetta che si mollino. Non c’è molto altro da fare.

Giulia


Cara Giulia,

Da quasi 10 anni ho una relazione con un uomo gentile e affettuoso. Non ci siamo mai sposati e non abbiamo figli, ma l’ho amato e lo amo ancora molto. Tuttavia da qualche tempo sento che la felicità è qualcos’altro, qualcosa di diverso. Non saprei spiegare esattamente cosa mi renda infelice, ma mi rendo conto che spesso mi ritrovo a fantasticare su una vita diversa. Credo che in sintesi si possa dire che vorrei più libertà.

Il problema è che non riesco a trovare il coraggio di chiudere la storia. Non ho mai rotto con qualcuno prima d’ora, a maggior ragione con qualcuno che sento ancora di amare. Ma ormai mi manca completamente il trasporto, non ho l’energia necessaria per andare avanti in questo modo e se non ne esco ho paura di guardarmi indietro fra qualche anno e realizzare che ho sprecato tempo (sia il mio che il suo) e che entrambi avremmo potuto essere più felici in situazioni diverse.

Vorrei che fossimo diventati amici invece che fidanzati e odio l’idea di perderlo dalla mia vita. Mi sento paralizzata dal senso di colpa e dal disgusto per me stessa. Come posso risolvere?

D.

Cara D.,

mi dispiace davvero, trovarsi nella condizione di dover lasciare qualcuno può essere mille volte peggio che venire lasciati. Il secondo è un dolore che contiene spesso una forza propulsiva, che può essere convertita in qualcos’altro (il più delle volte in un taglio di capelli di cui pentirsi presto) e quantomeno ci lascia la possibilità di trasformare la ferita in risentimento verso l’altro (che è comunque meglio dell’autocommiserazione). Mentre dolore e senso di colpa è un cocktail micidiale da cui è difficile scuotersi e che come i peggiori Long Island iced tea ti fa dormire malissimo e svegliare con il mal di testa.

Sono stata nella tua posizione – infelice con una persona che amavo, desiderosa di una vita nuova che non sapevo bene che aspetto dovesse avere – e ho aspettato a lungo di capire se l’infelicità che provavo fosse solo una nube passeggera, uno scherzo di quel Mercurio retrogrado di cui tutti parlano. Ma non è stato così e alla fine, temporeggiando fino allo sfinimento di entrambi, l’ho chiusa. È stato facile? No, è stato un cazzo di incubo che a volte, a distanza di quasi 6 anni, ancora mi perseguita. Ma nonostante la fatica e la triste consapevolezza di aver fatto soffrire una persona a cui volevo molto bene, so che non potevo prendere una decisione migliore. Restare in una relazione in cui non si vuole essere non fa bene a nessuno. Sicuramente non a te, che covi malumori segreti e perdi i capelli, ma neanche a lui, che sul lungo periodo verrebbe inevitabilmente trasformato nel responsabile delle tue frustrazioni, un ruolo che nessun brav’uomo si merita.

Come hai già capito senza il mio aiuto, non si può stare con qualcuno solo perché non si ha voglia di avere una conversazione scomoda. Quindi quando sarai pronta la affronterai, e farà schifo. Piangerete, passerete notti interminabili a parlare di cosa è andato storto, vaglierete soluzioni posticce e impraticabili (relazione aperta? Un lungo viaggio? Una pausa di riflessione?), vi sottoporrete a tutta la pratica solo per tornare al punto di partenza e concludere che dopotutto è inutile accanirsi. Sarà orribile, ma sarete liberi.

Giulia







 

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