“Chi ha avuto molto deve dare molto”: Giulia Maria Crespi è stata fedele alle sue parole. Crespi ci ha lasciato quella magnifica creatura che è il Fai, il fondo ambiente italiano, che tutela e valorizza i beni culturali con indubbia capacità ed efficacia. E io l’ho conosciuta sul “fronte”, in “prima linea” mentre l’ambiente amato veniva messo a rischio dalla scelta scellerata di costruire una discarica a settecento metri dall’area di protezione di un sito patrimonio dell’Unesco.

Nella perdurante idea di demolire le bellezze del nostro paese abbiamo dovuto affrontare anche questa sciagura. Così conobbi Crespi nel 2011, sulla trincea che con cittadini, intellettuali, scrittori e giornalisti, costruimmo a difesa della villa di Adriano, minacciata dalla proposta di aprire una discarica per dare una risposta alla cronica emergenza della gestione dei rifiuti di Roma. Mettersi contro il sistema che voleva realizzare quella cloaca fu un’impresa da far tremare le vene ai polsi, ma non tremarono i polsi né di Franca Valeri, presidente del comitato Salviamo Villa Adriana, né di Ilaria Borletti, allora presidente del Fai e neanche di Giulia Maria Crespi.

Queste tre leonesse, rappresentanti della borghesia illuminata milanese, si batterono fino alle dimissioni del prefetto commissario e fino all’abbandono definitivo di quel progetto che avrebbe, nei fatti, rappresentato la Caporetto della cultura italiana.

All’inizio di quella battaglia chiamai il Fai in cerca di sostegno e trovai degli alleati formidabili che intervennero con tutto il loro peso istituzionale nei tribunali e presso il governo. Dopo una durissima battaglia, che arrivò quasi a creare una crisi di governo, vincemmo. Successivamente ebbi modo di incontrarla di persona. Marciammo insieme, in un’altra città e per un’altra battaglia, quella di evitare la distruzione di un parco ambientale in provincia di Milano. Ci parlammo e la ringraziai.

Ho vissuto più di venti anni al fianco di Franca Valeri, e in Giulia Maria Crespi ho riconosciuto la cura del silenzio e anche l’obbligo morale di restituire in gesti concreti i privilegi nei quali si vive. Gesti concreti che si declinano in scelte scomode, in percorsi complicati, ma in linea con le proprie idee. C’è un altro aspetto che la accomuna alla mia amica Franca. In entrambe ho ritrovato la libertà dell’intelligenza, quella libertà che è nutrimento continuo.

Dopo quella marcia lei mi scrisse una lettera che ancora conservo. Ricordo alcune parole: “Ho fatto poco per la vostra battaglia, voi meritereste una medaglia”. Sapeva che avevamo vinto una battaglia impossibile. Le sue parole raccontano l’umiltà di una piccola donna gigante che mancherà tanto al nostro paese. Il dolore di questa perdita è attenuato dalla consapevolezza che il Fai è nelle ottime mani del presidente Andrea Carandini e dei vicepresidenti Ilaria Borletti e Marco Magnifico, e di decine di migliaia di volontari che stanno portando avanti il sogno di Giulia Maria Crespi.

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