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Andreotti, Cossiga, Moro. Ognuno ha il suo stile, nel gestire le spie. Andreotti ama passi prudenti e sghembi. Scarta, se può, le prove di forza. Procede, sin dai primi passi all'UzC, per carsici percorsi.
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Moro – chi l’avrebbe detto? – sul palcoscenico dell’intelligence italiana della prima Repubblica è il vero demiurgo. Vola alto e, a differenza di Andreotti, considera i servizi segreti il nocciolo inscalfibile dello stato.
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Del resto proprio nella vicenda del sequestro, e dell’assassinio del leader Dc, va in scena l’ultimo e drammatico confronto, proprio su questi temi, di Andreotti, presidente del consiglio, e Cossiga, ministro degli Interni, con Moro.
Aldo Moro, Giulio Andreotti e Francesco Cossiga. I rapporti della Dc con l’intelligence
30 giugno 2021 • 10:27Aggiornato, 30 giugno 2021 • 10:30