Raccontare l’amore è difficile. Raccontare il suo rovescio è da maestri.

Ma è proprio nel novero dei maestri della nostra letteratura contemporanea che va inserito Marco Lodoli.

Tanto poco, Einaudi, rientra appieno nella categoria dei libri necessari, essenziali, tanto più in un’epoca come questa dove il confine dei sentimenti, della razionalità, della misura, è stabilito da norme che di fatto hanno trasformato l’umano in disumano, il limite in patologia.

Tanto poco, è la storia di un non amore, oppure, di un amore assoluto, contemplativo, o, ancora, di un amore ingabbiato dalla paura e per questo mai nato nella realtà.

In 93 pagine, 40 anni di vita.

Chi parla non ha nome, sappiamo di lei la professione e il luogo primo della sua vita: una scuola. Dove lavora come bidella. Il resto della sua vita è una nebulosa grigia, dove interessi e sentimenti paiono nella loro minuscola portata.

Ma a scuola c’è Matteo. Beatrice al maschile.

L’amore che tiene in vita, malgrado mai pronunciato, vissuto, ma solo osservato, spiato, protetto, sognato.

Matteo è un professore pieno di passione, idealista, scrittore di talento che si è perso forse per mancanza di fiducia.

Alla nostra protagonista basta lui, guardarlo, non importa se la chiami con un nome che non è suo, Caterina, non importa se le frasi, le parole fra loro, si conteranno in una manciata nel corso di una vita intera.

Alla nostra protagonista tutto questo non importa.

Basta che lui respiri, viva.

Amare senza avere nome, vivere nel proprio mondo interiore quelli che gli umani svolgono nella realtà.

La storia è tutta in questo contrasto tra l’immaginare e il vivere.

Anche quando la realtà allontana queste due dimensioni aprendo squarci nella vita della nostra bidella innamorata pazza

Come quando Matteo si innamora di Maddalena, una sua collega.

Ma, in fondo, anche la gelosia fa parte dei sentimenti reali, e lei non è in grado di portare rancore, al suo professore perdona anche quello che considera un tradimento. Peccato che né lui né il mondo sappia del suo sguardo, della sua presenza fissa, di sentinella che veglia l’unico patrimonio che la vita le ha dato.

Matteo, l’inconsapevole Matteo, che forse l’avrebbe riamata, oppure respinta. Nessuno può dire quella che solo la realtà sa dire.

Ecco il punto esatto della frattura.

Risparmiarsi la realtà ed esserne risparmiati.

Vivere nel limbo della propria mente.

Eppure, questa la magnifica contraddizione di Tanto poco, esserci, esserci sempre, per proteggere, accudire, vegliare.

Alla nostra bidella basterà tutto questo.

L’amore, in questo romanzo, non è in lotta con il nemico archetipico, la morte, ma con la paura. La paura di vivere, di fondersi, confondersi con la realtà.

Mettersi alla prova.

La grandezza del libro sta proprio nella forza di questa affermazione quanto mai presente, attuale, e in prospettiva totalizzante.

La paura è la belva che divora le nostre vite, non più amore contro morte, ma amore contro paura, paura che rappresenta la morte della morte stessa, però in vita, chiusi nelle nostre case, nelle nostre menti.

Tanto poco, in questo senso, pare quasi apologetico, senza chiudersi però in certezze ideologiche: la nostra bidella è chiusa in un bozzolo asfissiante di paure invincibili, come vivono ormai tanti di noi. Oppure, per chi la vorrà leggere in tal senso, l’altezza massima dell’amore che chiede solo di bruciare.

Sì è detto, un libro necessario.

Come necessario è stato Marco Lodoli negli ultimi quarant’anni di vita culturale di questo Paese. Dai romanzi alla testimonianza del mondo scolastico nel suo lento declino, senza dimenticare, ovviamente, la militanza critica dentro le riviste che hanno solcato gli ultimi decenni della nostra letteratura.

Lodoli appartiene di fatto alla categoria dei maestri, ed è ora che tutto il suo lavoro venga riconosciuto nella sua grandezza. Chi scrive, senza vergogna alcuna, è di parte. A parlare è l’onore del vero, e la gratitudine che non può essere di certo dimenticata.

Senza la generosità di Marco, il suo amore verso la letteratura, io come tanti altri non avremmo compiuto il percorso che abbiamo avuto la fortuna di fare.

Maestri e allievi. In totale gratuità.

Oggi dove tutto si paga.


 

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