È l’istinto che spinge i mercenari greci a osservare le onde, in una terra straniera, nell’Anabasi di Senofonte. Ma è anche la profondità dove si sfidano i dilemmi etici della protagonista dell’ultimo romanzo di Emiliano Poddi
- Nel passaggio forse più celebre dell’opera, Senofonte immortala il momento in cui, davanti al mare, i soldati gridano in coro nella loro lingua materna: «Thalatta!». Come se nominare il mare lo rendesse più vero; come i bambini invocano il nome della mamma, il suo nome più comune e più antico, per rassicurarsi, per ricordarsi che è vicina.
- E quello stesso richiamo torna nel romanzo di Emiliano Poddi, da poco in libreria per Feltrinelli, Quest’ora sommersa, incastonato dentro una fantasticheria iperrealista di vendetta tanto concreta quanto impossibile.
- Il mare, però si trasforma in un abisso. E, quando si guarda dentro un abisso, bisogna fare molta attenzione.
L’Anabasi di Senofonte è la storia dell’impresa grandiosa e fallimentare di un’armata di mercenari greci al soldo del satrapo persiano Ciro il Giovane, che si era creato un suo esercito personale per cercare di strappare il trono al fratello Artaserse II. Senofonte, che la storia la racconta, è anche uno dei diecimila soldati. E nel passaggio forse più celebre dell’opera immortala il momento in cui, stracciati, sfiniti, i diecimila si trovano di fronte alle onde del mar Nero, e dalle prime file



