L’artista palestinese usa il vetro per creare installazioni «gigantesche». Gigantesche come sono le conseguenze quotidiane dell’occupazione
La prima volta che incontro Nawal Amer siamo su una terrazza di Gerusalemme, la sua città. Siamo entrambe arrivate lì dopo una lunga giornata di viaggio, entrambe bloccate a un checkpoint per diverso tempo, lei da Ramallah, dove è stata a trovare dei parenti, e io da Betlemme. Nawal sorride e indica oltre la ringhiera: da quella parte c’è la città vecchia, quella è la Porta di Damasco, laggiù c’è il quartiere dei grandi alberghi, come il Jerusalem Hotel, e lì infondo i grattacieli del quartiere


