«La Biennale di Venezia escluda la Russa dall’edizione 2022». È questa la richiesta che l’artista Pavlo Makov e i curatori Lizaveta German, Borys Filonenko e Maria Lankro, protagonisti annunciati del Padiglione ucraino alla manifestazione, renderanno pubblica in un comunicato previsto per domani.

Mentre l’artista con la sua famiglia si trova a Kharkov, seconda città dell’Ucraina, Borys Filonenko ieri era in viaggio per trovare rifugio a Leopoli, nell’ovest del paese, vicino al confine polacco. La responsabile della comunicazione del team ucraino, Katya Pavlevych, si trova invece negli Stati Uniti e da lì diffonderà il comunicato.

Nei giorni scorsi era stata diffusa una comunicazione in cui si diceva che il team era costretto a interrompere i lavori in vista della Biennale e che la propria partecipazione era in dubbio, vista la situazione nelle città ucraine.

La presa di posizione, si specificava, non rappresentava quella del governo di Kiev, ma solo quella di artista e curatori. «Al momento, non siamo in grado di continuare a lavorare al progetto del Padiglione a causa del pericolo per le nostre vite», scrivevano venerdì.

E aggiungevano: «Chiediamo alla comunità artistica internazionale di utilizzare tutta la sua influenza per fermare l’invasione russa dell’Ucraina. Le armi possono ferire i nostri corpi, ma la cultura cambia le nostre menti. Questa guerra è uno scontro di civiltà: un mondo libero e civile è attaccato da quello barbaro e aggressivo. Se continuiamo a essere osservatori passivi della situazione, perderemo tutto ciò per cui lavoriamo e tutta l’eredità dei nostri predecessori: arte, amore, libertà di espressione e capacità di creare. Sostenete l’Ucraina in questo momento difficile».

Ora Makov e i curatori fanno un passo in più e chiedono una presa di posizione precisa all’istituzione veneziana: il padiglione russo rimanga vuoto. In programma ai giardini è stato annunciata una mostra di Alexandra Sukhareva (Mosca, 1983) e Kirill Savchenkov (Mosca, 1987) a cura del lituano Raimundas Malašauskas.

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