L’arrivo di immigrate costrette a offrire il proprio corpo sulle strade delle città, lo scandalo del Rubygate, le crescenti possibilità di vendere beni morali, che un tempo si pensava non potessero essere comprati (ad esempio, un rene o un altro organo, i servizi di una madre surrogata) hanno portato gli italiani a pensare che il mercato del sesso non sia mai stato così florido. I dati dei quali disponiamo fanno invece pensare che sia in corso da tempo, in tutti i paesi occidentali, un grande mutamento di segno opposto.

All’inizio del Novecento, in tutti questi paesi, è iniziato un declino della domanda di prestazioni sessuali femminili a pagamento, che nel corso della prima metà del secolo ha conosciuto oscillazioni, interruzioni, inversioni per brevi periodi, ma che è ripreso in modo deciso negli anni Cinquanta ed è continuato poi ininterrottamente.

Lo provano i dati delle indagini più affidabili condotte in alcuni paesi occidentali su campioni rappresentativi della popolazione, che hanno accertato quanti uomini hanno avuto il primo rapporto sessuale con una prostituta e quanti hanno acquistato prestazioni sessuali nel corso della loro vita o in periodi di tempo più brevi.

La situazione italiana

In Italia questo declino è ripreso più tardi che in altri paesi ed è stato più lento. Nel 1965 la quota degli italiani da 20 a 50 anni che aveva pagato per avere rapporti sessuali (71 per cento) era più alta di quella registrata venti anni prima da Kinsey per quelli americani.

Lo avevano fatto almeno una volta, nel corso della loro vita, gli appartenenti ai più diversi ceti, i coltivatori diretti e i braccianti agricoli, gli operai di fabbrica, gli impiegati, gli artigiani e i commercianti, gli imprenditori e i liberi professionisti, ma anche gli scrittori che sarebbero diventati famosi, come, ad esempio, Salvatore Quasimodo, Leonardo Sinisgalli, Raffaele Carrieri, Giuseppe Marotta, Alfonso Gatto, Arturo Tofanelli, gli attori, i registi e gli sceneggiatori cinematografici, come Dino Risi, Federico Fellini, Aldo Fabrizi, Alberto Sordi.

Ben il 50 per cento degli italiani aveva avuto il primo rapporto sessuale con una prostituta, talvolta prima di aver compiuto i diciotto anni. Il regista Dino Risi, ad esempio, andò in un bordello a diciassette anni. «Truccai la carta d’identità – ha rivelato – Fu un disastro. Trovai una ragazza che mi raccontò piangendo una storia tristissima mentre il tassametro saliva velocemente. Non combinai niente. Quando passai alla cassa, la cifra era talmente alta che dovetti lasciare l’orologio, mentre la fanciulla saliva abbracciata a un vecchio signore cantando una canzonetta. In quel momento pensai: le donne sono tutte puttane».

Alberto Sordi riuscì a entrare in una casa di tolleranza addirittura a quattordici anni. «Avevo una voce da basso – ha dichiarato – A quel tempo, studiavo canto. Mi mettevo un cappellone ampio per nascondere il viso, tiravo fuori il vocione, dicevo “buonasera” ed entravo. Ma non sempre mi riusciva. Qualche maitresse, che la sapeva lunga, mi prendeva per un braccio e mi diceva: “Buonasera, viè un po’ qua”».

Eppure, anche in Italia, il declino della domanda di sesso venale era in corso ormai da anni. Era iniziato nelle zone più moderne del paese. Lo mostrano le differenze esistenti nel 1965 fra gli uomini del centro-nord e quelli del sud. «C’è un uomo tra i diciotto e i cinquant’anni, residente a Milano o che a Milano sia venuto per affari o per svago, il quale non abbia fatto almeno una visita a una famosa casa?», si era chiesto retoricamente, nel 1904, un giornalista.

Ma sessant’anni dopo, la situazione nelle regioni centro settentrionali era cambiata, perché gli uomini che avevano comprato almeno una volta delle prestazioni sessuali erano il 64 per cento, mentre raggiungevano l’84 per cento nelle regioni meridionali e insulari. Ancora più forti erano le differenze territoriali riguardo al primo rapporto sessuale. L’avevano avuto con una prostituta il 39 per cento degli uomini del nord e il 70 per cento di quelli del sud, talvolta senza bisogno di andare in una casa di tolleranza.

«Fu a sedici anni, con una vecchia prostituta» racconta un contadino siciliano. «Abitava con la madre, che dormiva nella stanza vicino. Si chiamava Serafina, ci dicevano “a nanna” (la nonna) e portava un paio di mutande lunghe con uno spacco davanti, tanto che io mi credetti per molto tempo che tutte le donne portavano quella biancheria. Si pagava 25 lire e io pagai anche per un amico. Riportai una bella impressione».

«C’era una specie di nave-scuola – confessa un altro – si chiamava Giovannina la Ballacchera. Poi ce n’era un’altra, Rosa l’Orva, sporchissima, vecchia, malata agli occhi. Lavoravano in una carretteria, dove gli uomini giocavano a carte. C’era una tenda e noi tutti in fila. Si pagava 150 lire».

Nel nostro paese, la caduta della domanda divenne più forte nel decennio successivo. Dal 1964 al 1976, la quota degli italiani che avevano dovuto pagare per il primo coito subì un vero e proprio crollo, passando dal 50 al 21 per cento. Diminuì anche la percentuale di quelli che acquistavano prestazioni sessuali, anche se, nel 1976, la percentuale di quelli che lo avevano fatto negli ultimi sei mesi restava alta (32 per cento). Anche allora, tale percentuale era più alta nel mezzogiorno che nel settentrione.

L’indagine condotta in quell’anno riportava una novità interessante: gli uomini cattolici, rispetto ai non cattolici, avevano rapporti sessuali meno frequenti, dedicavano meno tempo ai preliminari, e facevano più spesso ricorso al sesso mercenario.

La caduta della domanda è continuata anche nel trentennio successivo. Nel 2006, nessuno degli italiani delle ultime generazioni iniziava la propria vita sessuale pagando una donna. Inoltre, la quota di chi si serviva di sesso a pagamento nel corso della propria vita non raggiungeva il 15 per cento.

All’origine di un mutamento

Questo processo ha avuto luogo in tutti i paesi occidentali. In alcuni, come ad esempio gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, la Svezia e la Finlandia, è iniziato prima ed è stato più rapido. In questi paesi, l’antico uso dei giovani maschi di iniziare la vita sessuale pagando una donna era quasi del tutto scomparso alla fine degli anni Ottanta.

In Gran Bretagna, nessuno dei maschi nati fra il 1974 e il 1966, e solo lo 0,9 per cento di quelli nati nel decennio precedente, ha seguito quest’uso. Negli Stati Uniti, lo ha seguito solo l’1,5 per cento dei nati fra il 1968 e il 1974. Vi sono d’altra parte paesi, come la Spagna e il Portogallo, nei quali il declino della domanda è iniziato più tardi ed è stato più lento.

All’origine di questo grande mutamento vi sono stati la crescita della libertà sessuale degli individui e il declino della doppia morale. In tutti i paesi occidentali, la libertà sessuale è cresciuta nel corso del Novecento. Tuttavia, contrariamente a quanto alcuni si aspettavano e altri pensano anche oggi, essa non ha provocato un ulteriore ampliamento del mercato del sesso mercenario. È avvenuto esattamente l’opposto e la domanda di prestazioni femminili a pagamento è diminuita e sta ancora diminuendo.

Non solo, questa imprevista inversione di tendenza è anche conseguenza del tramonto della doppia morale. A questo si è giunti con la conquista, da parte delle donne, dell’eguaglianza anche nella sfera sessuale. Del diritto a dare espressione liberamente, grazie anche ai nuovi metodi anticoncezionali (la diffusione generalizzata della spirale, della pillola e degli interventi chirurgici di sterilizzazione), ai propri bisogni e desideri, ad avere rapporti pre-matrimoniali con chi desiderano, a scegliere di convivere invece che sposarsi, a dare grande importanza al piacere e alla sperimentazione.

Marzio Barbagli è autore del libro Comprare piacere. Sessualità e amore venale dal Medioevo a oggi, edito da Il Mulino, 2020

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