Il grande romanzo di Ian McEwan Bambini nel tempo, raccontava la storia di Stephen, autore di successo di libri per l’infanzia, che un giorno come un altro, tra le fila del supermercato perdeva la piccola figlia Kate. Raccontava come in un battito di ciglia, una bambina fosse sparita sotto gli occhi di un padre, destinato alla condanna della perdita. Perché i piccoli svaniscono così: ingoiati nel nulla, nel giro di un secondo. Non lasciano scie dietro di loro: relazioni, conti bancari, amori. Soprattutto non conoscono la via del ritorno. I bambini sono senza macchia e senza passato, investigare su di loro è arduo e il più delle volte è questione di tempo. Bisogna muoversi in fretta, prima che la risacca li porti via per sempre.

Storie eterne

Le sparizioni affollano le pagine dei giornali, delle trasmissioni televisive, riempiono i cuori della gente. Le storie delle scomparse sono eterne. Eterne poiché irrisolte, eterne perché in un’ognuna di queste si celano indizi che si rinnovano nel corso del tempo: testimoni dell’ultima ora, dettagli sepolti, versioni riviste e corrette, tracce di dna riesumate. Per non parlare di chi resta, una famiglia abbacinata, schiacciata nell’interrogativo, sempre pronta a riavvolgere il nastro e a far luce su qualsiasi inezia che possa gettare nuove speranze. Una famiglia spezzata sotto le luci impietose dei riflettori.

Restano nella nostra memoria collettiva i volti di Denise Pipitone e Angela Celentano, ab libitum quello di Emanuela Orlandi. Le morti sigillano le storie, le perdite – al contrario – rappresentano finali aperti e vite consumate da un male diverso da quello del lutto; un dolore lacerante che ha a che vedere con l’ignoto, l’apnea, il dubbio. Un altrove misterioso e magmatico, dove i pensieri magici dei cari, si avviluppano in spirali infinite.

Anatomia della scomparsa

Le storie hanno dei minimi comuni multipli, spesso le indagini si concentrano subito sulla famiglia, poi si stemperano, aleggiano intorno, si allargano come cerchi nell’acqua. Più il tempo passa, più i bambini sembrano trovarsi lontano, in un’altra città, paese, continente. Le speranze, i brusii, gli avvistamenti macinano chilometri. Pedofilia, traffico d’organi, bambini rivenduti come macchine di seconda mano, sono queste le ipotesi più comuni ed è interessante notare come si profili un’anatomia della scomparsa. Queste vicende così diverse, disseminate lungo l’Italia, alla fine sembrano somigliarsi tutte.

Ne parlano con grande maestria Flavia Piccinni e Carmine Gazzanni che al loro terzo libro “inchiesta” abitano uno spazio importante nella narrativa italiana. Si sono occupati delle sette, poi del caso Scazzi, il 18 giugno sempre per Fandango esce Storia di una scomparsa, un libro dettagliatissimo su un altro caso che tiene la penisola con il fiato sospeso da oltre quarant’anni. Si tratta di Mauro Romano, sparito a Racale (Salento) nel lontano 1977. Sei anni: biondo, adorato, effervescente. Attraversa una via del paese e viene inghiottito nel nulla, con l’aggravante che quel giorno a occuparsi di lui è sua zia Gina, la sorella della mamma Bianca. Il paese si allarma, la polizia si muove ma del piccolo non c’è traccia.

Come spesso accade (una nemesi) le indagini si concentrano proprio sulla famiglia, c’è sempre il rischio che i genitori siano i carnefici, che ipotetiche violenze domestiche abbiano colpito duramente: padre, madre, zii nell’occhio del ciclone, interrogati per ore con il fine di un’ammissione che non c’è possibilità di estorcere, per la semplice ragione che il mostro è altrove. Come quasi di consueto accade, il passare dei mesi sotterra gli indizi e con questi, le indagini.

Il caso Romano

Sullo sfondo del caso Romano ci sono i testimoni di Geova, un susseguirsi di telefonate anonime che chiedono un riscatto, un investigatore privato dal nome grottesco di Pinkerton, che promette una pista al fine di procurarsi una certa notorietà e porta altra confusione, fino allo sguardo della zia e della madre che si pietrifica davanti l’immagine di un rotocalco: uno sceicco arabo accanto a Valeria Marini. Quel milionario ha gli occhi di Mauro (Mauro cresciuto, Mauro trasformato, Mauro adulto), la stessa cicatrice sull’occhio, la stessa bruciatura sulla mano sinistra, la stessa età anagrafica.

L’arabo si intrattiene con soubrette italiane, non c’è solo Valeria Marini ma anche Manuela Arcuri, liaison volatili e fugaci che per i Romano dicono una cosa precisa: quell’uomo ha un contatto forte con l’Italia. Sono infiniti i tentavi di contatto: telefonate, email, lettere in un inglese incerto e traballante sostenuto da una richiesta impossibile: «Sei tu nostro figlio? Mauro…». Il milionario a tratti è presente, poi sparisce, acconsente a incontrare Tonino (il fratello maggiore di Mauro) che si spinge fino a Dubai, in un viaggio senza speranze e senza appigli, dove poi lo sceicco si nega. Un buco nell’acqua.

Eppure in una telefonata con la moglie di Tonino, Amina, (l’unica che mastica miracolosamente un po’ di arabo), il milionario per un attimo aveva ammesso che sì, forse, era lui Mauro. C’è una richiesta di dna, la prova regina che in quasi ogni caso di cronaca affiora, c’è la trasmissione Chi l’ha visto che accende le telecamere sulla famiglia Romano dopo anni di distanza e silenzio, ci sono i genitori, che non smettono di cercare, di sperare, di chiedere allo sceicco una prova (semplice e innocua) che metta un punto a questa storia. Ma il milionario infine si rifiuta. Le speranze naufragano. Il caso Romano viene archiviato.

Speranze e naufragi

Storia di una scomparsa è un libro che riesce a mettere a fuoco la narrazione della perdita, il susseguirsi delle stagioni dove le speranze resuscitano e naufragano, le voci che serpeggiano, gli sconosciuti che bussano alle porte, la trasformazione (in absentia) di un bambino che diventa adulto – raccontando il nostro paese, la caliginosa macchina che lo governa, l’opinione pubblica e mediatica, la voce impietosa dei social. Un mosaico incredibile capace di riassumere tutte le pieghe che popolano queste storie, scritto con il passo di un romanzo ma elaborato grazie a un lavoro di ricerca certosina, che non tralascia nulla.

Il risultato è un ritratto dell’Italia attraverso 44 anni di storia: diverse giunte politiche, nuovi modi di comunicare, di indagare, mentre per i due coniugi Romano, la vita è ferma al 20 giugno del 1977. Sono un plotone i bambini scomparsi in Italia. «Un esercito di fantasmi che, per quanto molto spesso manchino da anni, vivono e riempiono la giornata di familiari rimasti senza risposta. Come nel caso di Natale e Bianca Romano. Mentre la vita del mondo va avanti, chi aspetta uno scomparso resta congelato nel tempo. I minorenni sono la categoria più soggetta a sparizioni. Dal 1974 a oggi le denunce di scomparsa sono state 136.884, ma solo 90.467 minori sono stati poi ritrovati. A oggi Mauro Romano resta in una lista insieme ad altri 46.417 nomi. Quarantaseimilaquattrocentodiciassette bambine e bambini perduti per sempre». Si legge in appendice a Storia di una scomparsa che mentre si interroga sul destino di Mauro Romano sfiora le storie di altre sparizioni ai danni dei minori e ci illumina su nuove tragiche ragioni legate alle scomparse.

«Il cyberbullismo, l’adescamento in rete (grooming), il ricatto sessuale (sexting) o addirittura l’estorsione sessuale (sex-tortion) rappresentano sempre di più un serio pericolo per i giovanissimi, che a volte cercano nella fuga una scappatoia che può trasformarsi in tragedia». Dunque i pericoli che un tempo sembravano annidarsi nelle strade, negli angoli bui delle province, nelle famiglie stesse, oggi sono sistemati anche sui desktop dei piccoli. Nelle camere silenziose e protette, c’è un orco invisibile pronto ad acciuffare un bambino e trascinarlo nei meandri paludosi e inimmaginabili del dark web, dove l’inganno e il ricatto spingono l’innocenza a prendere la via della fuga. Una fuga che può trasformarsi in tragedia. La scomparsa che abbraccia la vastità del dolore eterno.


Flavia Piccinni e Carmine Gazzanni sono autori del libro Storia di una scomparsa, edito da Fandango libri in uscita il 18 giugno
 

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