Il quartiere Pigneto di Roma ospita la dodicesima edizione del festival organizzato dalla Libreria Tuba. Un luogo di sperimentazione capace di mettere in rete generazioni diverse e visioni diverse. «Ci spinge il desiderio di offrire spazi di rappresentazione in cui riconoscersi e di raccontare i nuovi immaginari che si vanno piano piano affermando»
Si chiude il 5 luglio la dodicesima edizione di Bande de Femmes, il festival femminista di fumetto e illustrazione organizzato dalla Libreria Tuba e curato da Sarah Di Nella, Ginevra Cassetta e Marta Capesciotti. Un festival che continua a farsi spazio nel panorama culturale romano con una proposta ben definita; fumetto e illustrazione come reali strumenti di riflessione sociale, culturale, femminista.
Il 1° luglio, durante la “Notte a colori”, il quartiere Pigneto a Roma è stato attraversato da 17 mostre diffuse in 16 spazi differenti. Il 2 e 3 luglio, con la sezione “Blossoms” hanno messo al centro fumettiste under 35 (Zuzu, Fumettibrutti, Sonno e Kalina Muhova). Workshop, reading e un video mapping che hanno restituito in modo preciso e stimolante la scena del fumetto contemporaneo.
Oggi 4 luglio, il festival ospita confronti con autrici e collettivi e si conclude sabato 5 luglio con la passeggiata botanica “Piantagrane” e il laboratorio Micorrize, seguiti da incontri con ospiti come Alix Garin e Cleo Bissong. Bande de Femmes conferma la sua vocazione a essere un luogo di indispensabile sperimentazione culturale, accessibile e aperto, capace di mettere in rete generazioni diverse e visioni diverse, senza mai perdere di vista la necessità di una cultura come impegno collettivo. Ne parliamo con le tre curatrici.
“Piantagrane” è il tema della dodicesima edizione di Bande De Femmes. Un richiamo alle piante spontanee che disturbano e quando vengono estirpate resistono. Perché questa scelta?
Viviamo un periodo storico in cui numerosi provvedimenti repressivi intendono ridurre la possibilità di espressione e di presenza nello spazio pubblico, nel tentativo di silenziarci. Invece noi vogliamo rimanere nelle strade, essere visibili, manifestare a pieno quello che pensiamo, e costruire insieme una società vivibile. Proprio per celebrare questa testarda resistenza, ci rifacciamo alle piantagrane, le piante infestanti e resistenti, che sbucano fuori dove non te l’aspetti. Rappresentano lo spirito del festival e il nostro stare al mondo, comunque in relazione, intrecciando le nostre radici in una comunità in lotta.
Perché oggi è importante avere un festival dedicato al fumetto ma soprattutto alla creatività (spontanea come le “erbacce”) femminista e intersezionale?
Negli ultimi anni abbiamo finalmente osservato i femminismi farsi strada anche nel mondo del fumetto, trasformando radicalmente le graphic novel che leggiamo. Tra le invitate di quest’anno troviamo Cleo Bissong, fumettista esordiente che ci racconta il suo legame col corpo ma anche di come sia possibile liberarlo dallo stigma. Il desiderio che ci muove è quello di offrire spazi di rappresentazione in cui riconoscersi e di raccontare i nuovi immaginari che si vanno piano piano affermando: sono tantissime le pubblicazioni che parlano di corpi non conformi, identità, violenza di e del genere, lotte e resistenze. È la prospettiva che sta cambiando e che non dà tregua al sistema patriarcale che ancora difende il proprio privilegio strutturale.
Il festival mette insieme temi e linguaggi molto diversi. Come riuscite a farli dialogare senza che nulla venga sacrificato?
Il fumetto è il medium che ci permette di farlo, è estremamente vario ed eclettico, ci piace abitarlo in tutte le sue sfaccettature: lo spazio delle immagini e dell’immaginazione ci aiuta a osservare quello che viviamo nelle nostre quotidianità e a espandere, da diversi punti di vista, i confini del possibile. È poi c’è il racconto e la costruzione di nuovi immaginari che vanno contro le logiche della norma e gli stereotipi. Il fumetto, quindi, diventa un alleato immediato e dirompente per stravolgere l’esistente.
Il Pigneto è un quartiere in costante trasformazione tra gentrificazione e comunità in movimento. Che ruolo ha Bande de Femmes, come festival diffuso, in un territorio così complesso?
Le reti che si costruiscono e rinnovano prima e durante il festival ci permettono di sperimentare una condivisione che va oltre le giornate del festival. Le sinergie che si creano stando in strada insieme, con le e gli abitanti che si affacciano ad ascoltare gli immaginari a cui diamo voce, sono un antidoto all’isolamento verso cui veniamo spinte dai meccanismi di mercato e gentrificazione. La nostra presenza sul territorio è quotidiana, attraverso uno spazio di cultura e socialità come la libreria Tuba, dove Bande de Femmes è nato, che esiste e resiste da quasi 18 anni, ed è da lì che nasce il nostro impegno.
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