Sessant’anni fa veniva presentato a Cannes l’opera che ha rivelato, per la prima volta, la voce dell’incanto frenetico del regista. Un impasto poetico visivo, politico e utopico che apparterrà per sempre alla sua cinematografia e ai suoi protagonisti
Prima che la cultura italiana prosciugasse ogni sua forma di originalità in una forma di tragica beatificazione, c’è stato un momento in cui l’orma lasciata da Pier Paolo Pasolini si traduceva in una percezione inedita del mondo e dei suoi fatti. E insieme a Pasolini la quotidianità era invasa da voci che sapevano leggere la contemporaneità con lucidità e chiarezza offrendo al tempo stesso la possibilità di un mondo nuovo. Era un panorama in un cui Pasolini, Moravia, Morante e con loro artisti e



