Sul podio dei libri più venduti della settimana, quando l’estate incombe e si comincia a cercare sotto l’ombrellone un senso se non alla politica almeno alla narrativa nazionale, svetta l’esordiente Bibbiana Cau. Che non viene da un master ad Harvard, ma dalla sala parto: ostetrica – con quarant’anni di esperienza - sarda, narratrice tardiva e tutt’altro che timida.

Dopo gli studi di Ostetricia all’università di Cagliari, ha studiato, letto saggi sul parto in Sardegna. Ha frequentato la Holden e studiato medicina narrativa. Con La levatrice (Nord), romanzo possente di 380 pagine in cui la Sardegna del 1917 è più viva delle dirette Instagram, Cau stacca la scrittrice cilena Isabel Allende, seconda con Il mio nome è Emilia del Vale, Feltrinelli, e Roberto Saviano, terzo con la sua storia d’amore e ‘ndragheta L’amore mio non muore, Einaudi Stile libero. Quinto Stephen King. E vedere una levatrice sarda batter seppure di un’incollatura Allende e Saviano e King, sì, fa un certo effetto.

La trama 

E mentre i cinque dello Strega fanno il loro tour come un gruppo indie di scolaretti in gita, è una donna che ha fatto nascere migliaia di bambini a prendere il largo in classifica. A dimostrazione che a volte le storie migliori non vengono da chi le racconta per mestiere, ma da chi, della vita, ha visto davvero il primo respiro. E lo ha scritto. «Mallena seppe che il momento era vicino quando le arrivò l’odore ferroso del sangue che colava dalle cosce divaricate di Lucia. Ci siamo, disse».

Perché Mallena è una llevadora che, mettendo in pratica il sapere atavico tramandatole dalla madre, assiste tutte le partorienti, anche quelle delle famiglie più umili, senza mai pretendere nulla in cambio. Per gli abitanti di quel paese sardo dove il maestrale porta il respiro del mare, è diventata un punto di riferimento. Custode di un sapere antico, una donna lotta per far nascere il futuro. In quell’Italia il parto era un rito misterioso. Officiato da donne che avevano accumulato pratiche ancestrali grazie alle quali si nasceva anche in luoghi sperduti e abbandonati da Dio.

Bibbiana Cau ha fatto il percorso inverso rispetto a molti autori contemporanei: non ha cercato sé stessa attraverso la scrittura, ma ha trovato la scrittura mentre aiutava migliaia di altri a nascere. E con La levatrice, il suo esordio letterario, ha deciso di far nascere sé stessa sulla pagina. Dove usa una lingua sensuale, dura e profumata di mirto; un’epica delle piccole cose e delle grandi ingiustizie. Mallena, la protagonista, è l’alter ego narrativo dell’autrice: schiva, caparbia, dolente, e soprattutto necessaria. Come certe donne che fanno la storia senza mai entrare nei manuali, ma a volte, per fortuna, nei romanzi.

Bozze non corrette

Ma il libro della settimana è Bozze non corrette di Stefano Bartezzaghi che in tandem con Pier Mauro Tamburini fonda la coppia assoluta dei Fruttero & Lucentini del libro-gioco. Secondo per Mondadori sulle piattaforme e in quella terra di mezzo chiamata “varia” – quella categoria dove convivono cuochi, dietologi, astrologi, life coach e autobiografie di calciatori e di cantanti col ghostwriter, e dove tutti sono intenti «a trovare se stessi». Bozze non corrette è un libro divertente, intelligente, coltissimo.

Che invita non a trovare sé stessi, ma i mille errori disseminati, dieci per pagina, nel romanzetto delizioso del correttore di bozze che corregge i testi del grande scrittore Niccolò Errante e che è insieme un gioco, un romanzo, una parodia editoriale, un giallo a chiave, un pastiche testuale alla Queneau. I due giocavano con brevi racconti pieni di errori da scovare, e quegli errori componevano un messaggio segreto. Fino alla morte o al suicidio di Errante? Però io lo so e ve lo dico: che Errante non si è suicidato e che la verità è nascosta nei mille errori disseminati in questo libro.

Imperdibile. Un oggetto magico.

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