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Sono decenni che abbiamo a che fare con Bill Murray e ancora non sappiamo cosa aspettarci. È il grado zero della scheggia impazzita, ormai calato a tal punto nel ruolo della wild card sotto tutti gli aspetti e in qualsiasi situazione da rendere impossibile stupirsi delle sue estrosità.
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In Live From New York, un saggio nel quale James Andrew Miller e Tom Shales raccontano la storia del Saturday Night Live, Bill Murray compare come una specie di santone altalenante: a volte mistico, a volte fuori di testa, ma sempre in qualche modo più consapevole dei suoi compagni d’avventura.
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Se c’è qualcosa da imparare dall’esistenza di un tipo come Billy, è tutto nella spontaneità che guida la sua vita e ogni sua azione. Niente è lasciato al caso, pur essendo tutto estremamente improvvisato. Ogni azione è figlia del momento che la genera, ma al contempo è assolutamente sensata, anche se solo per pochi istanti.
C’è qualcosa che lega il destino di Bill Murray agli ascensori. Forse è quel loro andare su e giù appesi alla consapevolezza di una portata massima facile da calcolare (per chi lo ha progettato), ma difficile da immaginare (per chi si trova a bordo e legge la targhetta). E malgrado anni, decenni, forse secoli di utilizzo del mezzo a fronte di un numero piuttosto ridotto di incidenti, ancora nessuno di noi può dirsi sicuro al cento per cento che farsi trascinare in verticale all’interno di una s



