Brodo di feci secche e liquore di cacca fermentata: tradizioni asiatiche ormai scomparse, ma il concetto che sta alla base non è così lontano da ciò che la scienza sta riscoprendo. La cacca, se trattata nel modo giusto, può essere un potente alleato della salute
Questo articolo è tratto dal nostro mensile Cibo, disponibile sulla app di Domani e in edicola
Cosa c'è di più disgustoso della cacca?
Tra tutti gli scarti prodotti dal corpo umano, le deiezioni sono le più rivoltanti — infatti non esiste un appellativo eufemistico come «pioggia dorata».
Nella nostra società contemporanea, la cacca è un tabù totale. Un prodotto di cui ci vergogniamo, da eliminare il prima possibile, sigillato nei meandri degli impianti fognari — lontano dagli occhi, e ancor di più dal naso.
Eppure, per secoli, l'umanità ha avuto un rapporto più disinvolto e funzionale con gli escrementi umani. In particolare, in Asia la cacca non era solo un residuo da eliminare, ma una risorsa preziosa, impiegata sia in agricoltura che nella medicina tradizionale.
Quando la caccia era oro
Nel mondo preindustriale, il letame animale e umano era la chiave per mantenere fertili i terreni agricoli. In Cina, Giappone e Corea, fino al Novecento, le feci umane erano raccolte e vendute come fertilizzante: se ben trattate, erano considerate un dono della natura, un'opportunità per non sprecare nulla e renderci parte attiva del ciclo produttivo.
Questo sistema aveva infatti un impatto ambientale molto inferiore rispetto ai fertilizzanti chimici moderni e garantiva un ciclo chiuso dei nutrienti.
Ma l'uso della cacca non si fermava all'agricoltura. Per secoli, alcuni testi di medicina tradizionale cinese, giapponese e coreana hanno elogiato le proprietà curative delle feci umane.
Più di 1700 anni fa — correva il IV secolo dC — il filosofo e medico cinese Ge Hong descriveva, nel suo trattato di medicina Bàopăză (抱朴子), un brodo ottenuto da feci umane secche e fermentate, da somministrare per curare gravi disturbi intestinali.
Bevendolo, i batteri presenti nelle feci andavano a colonizzare l'intestino del malato, favorendone la guarigione.
Se l'idea vi fa rabbrividire, ricordate che oggi esiste un trattamento medico chiamato trapianto fecale (Fmt) che, in sostanza, riprende lo stesso concetto: inserire microbi intestinali sani per riequilibrare la flora batterica di un paziente malato.
Ci erano arrivati già nel XVII secolo i veterinari, e la tecnica è tornata alla ribalta lo scorso secolo quando il dottor Ben Eiseman ha seguito uno dei primi casi documentati di trapianto di microbiota fecale per trattare la colite pseudomembranosa causata da Clostridioides difficile, osservando miglioramenti significativi nei pazienti.
Era il 1958.
L'interesse per il Fmt diminuì fino ai primi anni 2000, quando un'epidemia di infezioni causata dallo stesso batterio riportò l'attenzione su questa terapia, aprendo la strada a importanti progressi nella sua applicazione clinica.
Oggi, le modifiche alla tecnica includono l'uso di una «banca delle feci» e l'impiego di feci congelate anziché fresche. Una versione moderna della zuppa gialla di Hong.
Liquori alla cacca e altri rimedi disgustosi
Un altro esempio di uso medico delle feci viene dalla Corea: il ttongsul , o «vino di feci», un liquore fermentato a base di riso e feci «sante» di fanciulli.
Con una gradazione alcolica del 9 per cento, si preparava utilizzando cacca di bambini tra i 4 ei 7 anni, refrigerata per 3-4 giorni, mescolata con acqua e lasciata fermentare per una notte.
Il miscuglio veniva poi filtrato e mescolato con riso non glutinoso e riso glutinoso, oltre al lievito, poi si faceva fermentare per almeno sette giorni in una pentola di argilla, avvolta in una coperta.
Se non fermentata a sufficienza, poteva essere pericolosa da bere, diversamente, si diceva che curasse dolori, fratture, infiammazioni e persino l'epilessia.
Il liquido giallo-marrone, filtrato, aveva un aspetto e un odore ovviamente poco invitanti. È bene sottolineare che il ttongsul è totalmente scomparso dalla cultura e dalla memoria coreana moderna.
Ne potete vedere esposto un campione, però, al controverso Disgusting Food Museum di Malmö (Svezia), realizzato dallo stesso direttore del museo con le deiezioni delle figlia piccola.
Un rimedio simile si trovava anche in Giappone, dove i medici consigliavano ai pazienti con gravi problemi digestivi di ingerire piccole dosi di feci umane essiccate e diluite in acqua o vino di riso.
L'idea di base era che gli escrementi di persone sane contenessero elementi in grado di riequilibrare il corpo di chi era malato.
Oggi queste tradizioni sono scomparse, ma il concetto che sta alla base non è così lontano da ciò che la scienza sta riscoprendo: la cacca, se trattata nel modo giusto, può essere un potente alleato della salute.
Il ritorno della cacca in agricoltura?
Mentre l'uso delle feci umane nella medicina tradizionale è un ricordo per lo più rivoltante, l'idea di reintrodurle come fertilizzante sta guadagnando popolarità tra gli ambientalisti.
Il motivo è presto detto: i fertilizzanti chimici hanno un impatto devastante sui terreni e sull'ambiente, l'azoto e il fosforo presenti nei fertilizzanti sintetici inquinano le falde acquifere e contribuiscono alla crisi climatica.
Il nostro corpo, invece, senza distinzione di classe, sesso, età e rango, espelle già questi stessi nutrienti in forma naturale, quindi avrebbe senso reintegrarli nel ciclo agricolo, invece di buttarli via.
Alcuni paesi stanno già sperimentando sistemi per trasformare gli escrementi umani in concime sicuro ed efficiente.
Ad esempio, a Washington negli Stati Uniti, i rifiuti organici dei 2,2 milioni di residenti vengono trasformati in biochar, un carbone vegetale ricco di nutrienti che migliora la qualità del suolo e riduce le emissioni di gas serra.
Alcuni agricoltori stanno sperimentando questa soluzione con ottimi risultati, dimostrando che gli escrementi umani potrebbero essere la chiave per un'economia davvero circolare.
Wasted, un'azienda fondata da Taylor Zehren, Thor Retzlaff e Patrick Tyree, è una startup che ha reinventato i servizi igienici portatili per trasformare i rifiuti umani in fertilizzanti agricoli.
La società nel 2023 ha raccolto 7,5 milioni di dollari e noleggiato i dispositivi a clienti nel settore edile e municipale, generando reddito anche dalla vendita di fertilizzanti.
È necessario un cambio di paradigma
L'idea di recuperare gli escrementi umani per un uso agricolo sostenibile se scontra con forti tabù culturali e con problemi logistici, ma se vogliamo davvero affrontare la crisi ambientale, dobbiamo ripensare il nostro approccio ai cicli di rifiuti e nutrienti. Dopotutto, usiamo senza problemi letame di mucca, cavallo o gallina, perché dobbiamo rifiutare quello umano?
La chiave è trovare sistemi sicuri ed efficienti per trattarlo, eliminando i patogeni e garantendo un prodotto finale privo di rischi sanitari.
Forse la cacca non ci salverà da sola, ma può certamente aiutarci a costruire un futuro più sostenibile.
Magari senza bisogno di brodi fermentati o liquori esotici, ma con un ritorno intelligente a una visione più pragmatica di ciò che il nostro corpo scarta.
E chissà, un giorno potremmo persino smettere di arrossire quando se ne parla.
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