Undici ore di volo e oltre 9mila chilometri: questa è la distanza che separa la Germania dal Vietnam. Due paesi e due culture profondamente diverse, avvicinate però dalla numerosa presenza di vietnamiti giunti sia nelle due Germanie che in quella unificata negli ultimi 70 anni.

I dati e la storia

Come evidenziano i numeri di Destatis riferiti al 2023, i vietnamiti sono il gruppo del sudest asiatico più numeroso in Germania, ben 215 mila, incluse anche le generazioni successive a quelle dei cosiddetti boat people, che arrivarono in massa in diversi paesi d’Europa durante la guerra del Vietnam (1955-1975). Come racconta Alisa Anh Kotmair nell’articolo “Una Little Vietnam a Berlino”, presente sul numero dedicato alla capitale tedesca della collana The Passengers di Iperborea, dopo i primi arrivi negli anni Cinquanta e Sessanta, la maggior parte dei vietnamiti arrivò soprattutto alla fine del conflitto.

La Germania Ovest accolse 40mila profughi, ospitandoli soprattutto a Berlino e in Baviera, mentre la Repubblica Democratica Tedesca, grazie ai rapporti stretti con la neonata Repubblica socialista del Vietnam, favorì l’ingresso di oltre 70mila persone, che arrivarono nella Berlino comunista con lo status di “lavoratori ospiti”, simile a quello dei Gastarbeiter occidentali.

Tra Berlino e Hanoi

I rapporti tra la Germania Est e il Vietnam comunista non erano però legati soltanto alla mera forza lavoro: se oggi Hanoi rappresenta un punto di riferimento nella produzione di caffè (quasi un milione e mezzo di tonnellate esportato all’estero durante il raccolto 2023-24 nonostante un calo del 12 per cento) lo deve anche agli ex tedeschi comunisti, che negli anni Ottanta alimentarono la nascente industria vietnamita per sopperire ai bisogni interni.

Negli anni Settanta, infatti, non potendo più comprare caffè dal Brasile, a causa dell’aumento di prezzo e della contemporanea crisi petrolifera, lostato socialista dovette tagliare i volumi importati, nonostante un consumo pro-capite di circa 3,6 chilogrammi l’anno. I cittadini furono così costretti a sorbirsi miscele economiche come la “Kaffee Mix”, composta per metà da caffè scadente e per l’altra metà da segale, cicoria, barbabietola da zucchero e piselli, che fu subito ribattezzata “Erichs Krönung”, connubio tra il nome del presidente della Repubblica Democratica Tedesca, Erich Honecker, e quello del famoso marchio di caffè della Germania dell’Ovest, Jacobs Krönung.

Per questo Berlino e Hanoi strinsero un accordo che prevedeva un reciproco scambio: da un lato la Germania comunista avrebbe fornito al Vietnam conoscenze e capitali per la coltivazione del caffè, dall’altro Hanoi si impegnava a mandare in Europa metà della produzione.

Un accordo le cui tracce sono ancora visibili: non è un caso, infatti, che ancora oggi la Germania sia il primo acquirente mondiale del caffè vietnamita, specializzato soprattutto nella varietà Robusta. Lo dimostrano i 383 milioni di dollari spesi per 112 mila tonnellate nei primi sei mesi del 2024 come dichiara l’Associazione del caffè e del cacao vietnamita (VICOFA). Ma le relazioni commerciali non finiscono qui. Il caffè non è il solo prodotto che la Germania importa dal Vietnam: tra questi sono presenti anche spezie, thè, frutta tropicale e pesce, in particolare il pangasio.

Oggi in Germania

Oggi la presenza nel paese è radicata e si nota in tutti i centri, grandi e piccoli, compresa la capitale Berlino, dove vivono circa 20 mila vietnamiti. Le zone dove si registra la più alta densità sono il distretto di Lichtenberg, a est, e lungo la Kanstrasse a ovest, dove vivono le diverse anime asiatiche della capitale in un unico melting pot.

Nonostante non siano mancate le aggressioni xenofobe a danno dei vietnamiti nel corso degli anni (il primo esempio dopo l’unificazione fu quanto accadde a Rostock il 22 agosto 1992), la maggior parte di loro ha deciso di tentare la fortuna in Germania aprendo piccoli alimentari, sartorie, centri di bellezza e ristoranti.

Questo è il caso di Dat Vuong, colui che per primo ha fatto conoscere la cucina vietnamita a Berlino grazie al suo Indochina Café, aperto nel 1999 e diventato poi il ristorante Monsieur Vuong, oggi una vera e propria istituzione nel cuore di Mitte, sulla Alte Schönhauser Strasse. L’immagine che rappresenta il locale è la foto di un giovane vietnamita in forma, impressa anche sulla copertina del libro di ricette scritto da Vuong e edito nel 2018 per la casa editrice Suhrkamp: si tratta di suo padre, giunto con lui e la famiglia in Germania.

«Sono arrivato qui nel 1987. All’epoca, in Germania, noi boat people ricevevamo un grande sostegno. Ricordo molto bene il Vietnam, perché ci ho vissuto per tutta la mia infanzia e la prima adolescenza», racconta. L’uso dell’espressione boat people non è casuale e mostra lo status di “profughi” della famiglia Vuong, scappata dal Vietnam comunista per approdare in occidente.

Al loro arrivo, nella Germania ovest, «ci fu assegnato un appartamento a Solingen, vicino a Colonia. Era una cittadina piuttosto piccola e conservatrice. In seguito, durante gli anni del liceo, mi trasferii in un tempio buddista vicino ad Hannover per due anni. Andai a Berlino con un amico per visitarla e mi piacque, così decisi di vivere lì», sottolinea. Negli anni Novanta «nessuno conosceva la nostra cucina. C’erano alcuni ristoranti gestiti da vietnamiti, ma con etichette cinesi, thailandesi o giapponesi. Ho dovuto così convincere la gente ad assaggiare e, alla fine, hanno apprezzato».

Il riscatto di certi piatti

Oggi la storia sembra essere cambiata: pietanze come il pho, il piatto nazionale in Vietnam che consiste in una zuppa di noodle di riso, servita con brodo caldo e arricchita con carne ed erbe aromatiche fresche, o il bun, cioè spaghetti di riso spesso serviti con maiale o verdure, sono diventate molto comuni.

«Negli anni la nostra cucina si è fatta conoscere e oggi ci sono moltissimi posti tra cui scegliere: ai tedeschi piace soprattutto perché è considerata gustosa e non troppo speziata. Tra i loro piatti preferiti ci sono i curry vietnamiti, le insalate di noodle di soia e, naturalmente, il pho, cucinato lentamente secondo la tradizione», racconta Vuong.

Una storia molto simile è quella che racconta Hung Quach, proprietario del Vipho Restaurant di Francoforte.

«Sono arrivato in Germania dal Vietnam nel 1989. L’accoglienza è stata cordiale, ma all’inizio è stato un grande cambiamento: una nuova lingua, un nuovo clima e una cultura completamente diversa», evidenzia.

Come Dat Vuong, anche lui ha vissuto i primi anni della sua vita in Vietnam, di cui ricorda «in modo particolare i vivaci mercati di strada e il clima caldo. Mi mancano molto anche le feste in famiglia e le usanze tradizionali».

Anche per far rivivere la cucina del suo paese ha aperto Vipho nel 2012: «Oggi a gestirlo c’è un team di 20 persone, distribuite tra cucina, ristorante, back office e facility management. Le nostre specialità sono il pho, il bun, gli involtini primavera freschi e i piatti vegetariani», racconta Quach. Per prepararli il segreto sono gli ingredienti, «alcuni, come certe spezie ed erbe aromatiche, provengono direttamente dal Vietnam per garantire il gusto autentico, mentre altre arrivano da produttori locali. Non mancano però anche altri prodotti che arrivano dall’estero, come il pollo francese nutrito a mais o il manzo statunitense».

Anche Quach osserva come «negli ultimi anni la domanda di autentici piatti vietnamiti è aumentata: sempre più tedeschi mostrano di apprezzare la nostra cucina». Un amore che sembra destinato a continuare.

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