È ancora Socrate, Agata e il futuro. L'arte di invecchiare con filosofia, il manuale di Beppe Severgnini che insegna a invecchiare con grazia e eleganza, e se possibile anche con divertimento, il primo nella classifica dei libri più venduti della settimana. Per Rizzoli. Lo incalza il nuovo romanzo di Maurizio De Giovanni, al secondo posto per Mondadori. De Giovanni è un autore molto amato per le sue serie, anche televisive, dedicate al commissario Ricciardi e ai Bastardi di Pizzofalcone. Perché la sua sfida è quella di Simenon: usare un genere, il giallo, per un’interrogazione morale che vada oltre il genere. Ora con questo romanzo tout court, L’antico amore, Maurizio De Giovanni ci porta dentro tre storie parallele, dove i personaggi si rivelano figli di un solo destino. Sembrano cercarsi e riconoscersi. E sembrano conoscere noi.

C’è una voce che ci insegue per tutto il tempo del romanzo. È quella di un poeta latino del primo secolo avanti Cristo. È la voce di un condannato all’amore di una donna che l’ha straziato e continua a straziarlo rinnovando la smagliante ossessione di un desiderio inesausto. A quella voce sembrano rispondere le vicende di un giovane professore consumato dalla vita coniugale infelice, dalla vita accademica disertata dagli studenti, ma costantemente acceso dalla passione dello studio e, un giorno, dalla lama di luce che riverbera, a sorpresa, in uno sguardo, negli occhi di una studentessa. Un romanzo su ciò che la passione sa dare e su ciò che inesorabilmente sottrae.

Un altro Simenon da Adelphi

Dall’allievo al grande maestro belga, new entry al sesto posto di Il Grande Bob di Georges Simenon da Adelphi, nella traduzione di Simona Mambrini. Scritto a Lakeville, nel Connecticut, nel 1954 Il Grande Bob è pubblicato nello stesso anno. Adelphi è la casa editrice italiana che pubblica le opere di Simenon dal 1985 e ne ha vendute oltre 10 milioni di cui circa la metà dei Maigret. Ne pubblica 5 all’anno e la casa editrice dichiara di avere romanzi di Simenon da pubblicare per i prossimi venti.

«Negli ultimi tempi aveva un modo particolare di guardarsi allo specchio dietro le bottiglie. Quando un uomo come lui comincia a scrutarsi negli specchi, mi creda, non è un buon segno». Una riflessione, questa del padrone del bistrot dove il suo amico Bob, morto da pochi giorni, andava a giocare a carte, che colpisce profondamente il dottor Charles Coindreau. Non appena ha saputo che quella di Bob non è stata una morte accidentale, come sulle prime si credeva, bensì un suicidio, ha deciso di condurre una sorta di indagine, e di interrogare chiunque l’abbia conosciuto, a cominciare dalla moglie e dall’ultima delle numerose amanti. Perché lui, come tutti, ma più di tutti gli altri, si arrovella sul motivo che ha indotto a togliersi la vita uno come Bob: sempre allegro, e allegramente sfaccendato, sempre pronto alla battuta, gran giocatore di belote e gran consumatore di «bianchini» a qualunque ora del giorno – non per caso lo avevano soprannominato il Grande Bob. Nella casa di Montmartre dove abitava insieme alla sua polposa, esuberante, forse un po’ volgare ma radiosa moglie Lulu, la porta era sempre aperta, e vi si potevano incontrare persone di ogni estrazione sociale, e «ognuno era libero di comportarsi o di parlare a suo piacimento, con la certezza di non scandalizzare nessuno». Così come nessuno si scandalizzava del fatto che Lulu accettasse i tradimenti di Bob: le bastava che lui fosse felice.

La caduta di tre dittature europee e il destino della Russia di Putin

Da segnale infine la prestazione su Amazon, fino al primo posto, di La Fine del regime del dissidente russo Aleksandr Baunov per il nuovo imprint Silvio Berlusconi editore. Filologo dell’antichità, specialista di politica internazionale moderna, ex diplomatico all’ambasciata russa ad Atene.

Quando, nel gennaio 2023, è stata pubblicata in Russia la prima edizione di La fine del regime, il libro è andato esaurito in pochi giorni e il suo autore è stato presto definito un «agente straniero» dalle autorità governative. In questa nuova edizione, aggiornata per il pubblico internazionale, Baunov abbandona il linguaggio metaforico, usato per aggirare censure e divieti, e rende espliciti «quei parallelismi, quelle analogie e quelle differenze» che il lettore russo è in grado di comprendere immediatamente. Le risonanze con l’attualità sono molteplici: benché non parlasse di Putin, ma del tramonto di tre dittature europee: Francisco Franco in Spagna, António Salazar in Portogallo e i colonnelli in Grecia. «Le autorità non hanno potuto censurarlo perché parla di tre regimi conservatori e fascisti. Ora Vladimir Putin non riesce a credere che Donald Trump stia facendo il lavoro sporco per lui. Il suo regime sembra destinato a durare fino alla sua morte». Purtroppo, c’è motivo di credergli.

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