In sincronia con l’ottantesimo anniversario della Liberazione è arrivato M. La fine e il principio, il quinto volume della serie di questo gigantesco romanzo documentario per Bompiani. Che si prende ancora una volta la vetta della classifica. Mentre il premio letterario più importante del paese lascia fuori diversi marchi di pregio
In sincronia con l’ottantesimo anniversario della Liberazione, Antonio Scurati conclude l’impresa letteraria cominciata con M. Il figlio del secolo e con M. La fine e il principio, il quinto volume della serie di questo gigantesco romanzo documentario per Bompiani, si prende ancora una volta la vetta della classifica.
Ci racconta chi siamo e da dove veniamo. Gli ultimi seicento giorni della vita di Benito Mussolini e dell’Italia fascista, la pagina più sanguinosa del novecento italiano. Ci mostra il fascismo repubblichino e lo scempio di piazzale Loreto come mai era stato fatto prima.
La parola al duce
Mettendo in campo tutta la potenza e la pietas della letteratura, ci racconta la tragica fine del dittatore e, con essa, il principio della libertà per l’Italia e per l’Europa. Tutto è storicamente documentato tranne il monologo finale dove Scurati ridà, come nel primo volume, finalmente la parola a Mussolini: «Il cadavere tornerà, e vi ripeterà sempre la solita nenia: io sono il popolo, la realtà non è complessa, è semplice, è bambina la realtà, tutti i problemi si riducono a uno soltanto, quel problema a un nemico, il nemico a uno straniero, lo straniero a un invasore. E il nemico straniero invasore si può uccidere. ... Il cadavere tornerà, io tornerò perché i morti non pesano soltanto, i morti sopravvivono. Sono le cose più antiche del mondo. E io queste cose le so, io sono come le bestie: sento il tempo che viene».
Eccone la trama. All’indomani della seduta del Gran Consiglio che lo ha deposto, il 28 luglio 1943 Benito Mussolini ha perso tutto, non spera più niente. Liberato con un blitz dei paracadutisti del Führer, ricongiunto alla famiglia di cui fa parte uno dei suoi traditori, Galeazzo Ciano, Mussolini viene messo da Hitler a capo di uno Stato fantoccio immobile e plumbeo come le acque del lago di Garda da cui dovrebbe governarlo: la Repubblica sociale italiana.
Ma la bestia ferita tenta il suo ultimo colpo di coda. Sono i seicento giorni, dal settembre del 1943 all’aprile del 1945, in cui il nostro Paese conosce la sua ora più buia: è l’ora della violenza più bassa e vile, della legione Muti e della banda Koch che portano il terrore nelle città, della caccia agli ebrei, dei bombardamenti a tappeto. Siamo all’ultimo atto della tragedia del fascismo e della guerra. Scurati si concentra su un luogo, Milano, dove la guerra civile tocca il suo acme di sangue e di freddezza, tra fascisti torturatori e gappisti che colpiscono i loro bersagli arrivando silenziosamente alle spalle, in bicicletta; un solo colpo alla nuca prima di scomparire nel vuoto di una città spettrale.
È la fine dell’impero, della monarchia, la fine dell’uomo che più di ogni altro ha marchiato a sangue il corpo della nostra storia, Benito Mussolini. È la fine di tutti i coprotagonisti, i cortigiani, i conniventi, quelli che fuggono e quelli che rimangono accanto al Duce fino all’ultimo; quelli che cercano “la bella morte” e quelli che hanno continuato a vivere nel dopoguerra cambiando pelle. Sotto il cielo di questo crepuscolo apocalittico, su questa terra devastata, germoglia, sorprendente, la giovane, tenace pianta della democrazia.
Dispacci dallo Strega
Assegnato il Premio Strega Saggistica Internazionale alla giornalista statunitense Anne Applebaum per Autocrazie. Chi sono i dittatori che vogliono governare il mondo per Mondadori. Il saggio ci mostra come le autocrazie moderne, spesso ritenute isolate e ideologicamente divergenti, siano in realtà profondamente connesse e come hanno creato un ecosistema capace di erodere le democrazie.
Annunciata la dozzina finalista, scelta in un repertorio di 81 davvero non euforico. Un po’ Cassandra, vaticina la presidente del comitato Melania Mazzucco: «Il leit motiv di quest’anno è la follia. Sbriciolamento dell’io, depressione, crollo psichico. Nel 2025 la salute mentale è un’emergenza sociale, ma anche letteraria.» Amen. Per chi ha voglia di continuare a leggere allora oltre ai big Andrea Bajani, L’Anniversario (Feltrinelli) Nadia Terranova Quel che so di te (Guanda) Elisabetta Rasy, Perduto è questo mare (Rizzoli) Paolo Nori Chiudo la porta e urlo (Mondadori) che se la vedranno in una finale molto combattuta, va segnalata la buona intenzione del comitato verso la bibliodiversità, i piccoli editori, le voci sconosciute al pubblico.
Detto altrimenti: fatti fuori marchi di pregio, come Adelphi, Bompiani, Einaudi (qualcuno ha sbroccato) a favore dei piccoli Manni, Ventanas, Voland o del piccolissimo Terrarossa (una casa editrice di Bari fatta da un uomo solo, l’editore Giovanni Turi che pubblica il grande romanzo di un anestesista di Padova).
Ce ne occuperemo, leggendoli e imparando a conoscerli: sono i libri di Roberto Martinoni, Elvio Carreri, Valerio Aiolli, Michele Ruol (l’anestesista di Padova). Tutti autori nuovi. E poi tra letteratura e scienza l’ottimo Incompletezza. Una storia di Kurt Gödel di Debora Gambetta per Ponta alle Grazie e Di spalle a questo mondo, Neri Pozza, storia di follia della napoletana Wanda Marasco.
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