Rianimazione. Reazione, contro l’orrore che avanza. Ritorno alla vita, attraverso un intervento brusco. Cura del corpo e dell’anima. Queste sono la parole-cardine per commentare in modo sintetico le nuove collezioni maschili per l’autunno 2025/2026, viste a Milano e Parigi. E che sono state dominate, non a caso, da momenti di resurrezione e da un’apparizione di morti ritornanti altrettanto inaspettata.

La strana processione che Kim Jones ha orchestrato per quella che potrebbe essere la sua ultima sfilata per Dior (sospetto confermato dal conferimento della Legione D’Onore, dalle mani della streghesca revenant Anna Wintour) è un assoluto capolavoro che riscatta stagioni francamente sciape o non riuscite. Qui Jones trasforma questo suo passaggio con una meravigliosa messa, quasi tutta in nero che ri-anima l’eredità di Christian Dior, facendola transitare da femminile a maschile con assoluta naturalezza, maestria di tagli, perfezione. E una delicatezza che sta diventando rifugio contro il peggio, quasi un atto politico.

Sappiamo bene quanto le vendite del settore siano state in calo (tranne per pochissimi) e come il panico strisci ovunque per lo svuotamento del senso stesso dell’idea di “lusso”.

Eleganza quieta

È in ribasso – ma meno significativo – il settore dell’eleganza quieta che è sostanzialmente tutto italiano e che vede Zegna come un possente alfiere che porta sulle spalle il secolare lavoro manifatturiero di tutto il distretto biellese.

Zegna ha presentato a Milano un impeccabile inno alla bellezza della natura, ai suoi colori (l’autunno, ormai irreale). E al lavoro costante e meravigliosamente nascosto dei tagli e delle strutture. È stato un tributo anche al potere eterno della stoffa stessa di riattivare colui che la indossa, per riportarlo alla vita all’Aperto. In modo da lasciare quel guscio che ora capiamo essere stato spaventosamente soffocante da cinque anni in qua. Un vuoto che è stato riempito – ahinoi – da altri.

Ri-animazione

Dicevamo dei distretti. E proprio il Made in Italy – un’Italia fantasmatica, dolente, ferita o comunque in stato di galleggiamento sonnambolico – sfila a sorpresa dando il nome alla sfilata di Rick Owens: The Concordians, ovvero gli abitanti di Concordia, la cittadina emiliana dove le collezioni del designer vengono prodotte.

Evidentemente l’occhio di Owens e dei suoi collaboratori – che provengono da luoghi del mondo nel quali anche anagraficamente la vita scorre – ha colto come e meglio del rapporto Censis la temperatura spettrale della provincia produttiva italiana, anche eccellente ma priva di capacità di ribellione, di ri-sorgimento. Strani non-morti sfilano con strette e corte armature, cappotti tutto sommato tradizionali e stivali-doposci da manga giapponese classico e compongono un’armata apparentemente minacciosa, ma che non potrà che far sorridere con disprezzo i veri nemici neri.

A proposito di brutale, pelli messe giù in modo brusco, coprono le spalle e a volte la figura intera dei “capispalla” di Prada, che giustamente individua l’urgenza garibaldina del tempo. Un ritorno all’organico, al primitivo, al montone che vuole scuotere una mascolinità che risulta ormai energeticamente troppo debole e va riportata alla vita, alla reazione rispetto a ciò che ci circonda. È la rianimazione di cui si diceva sopra.

Yohji Yamamoto ha imbottito a più strati una popolazione maschile che da molto tempo rappresenta la tarda età del suo creatore. Uomini di terza età sulla passerella si scambiano cappotti e giubbotti per coprirsi meglio da un inverno che è tutto meno che meteorologico.

Qui si parla di rianimazione nei termini di cura, di ricovero, di accudimento. E dentro la parola che abbiamo usato come filo rosso, spunta persino l’anima. Qualunque gesto è buono per tirarla fuori dall’abisso dentro il quale, per paura, si è ritratta.

E poi c’è stato Emporio Armani, dove l’Imperatore Giorgio (come chiamarlo ormai?) ha messo in scena una simile avventura outdoor ma coperta di colori e tattilità inaspettate, fino a mescolare la stessa con le lucidità e i poteri dei metalli. Fantastico. Un’operazione quasi bertolucciana, che rimanda a regni di alta quota, a gesti lenti (come la camminata dei suoi modelli). E che rianima in noi la coscienza dell’esistenza parallela di altri tempi, e di altri mondi, necessariamente più elevati.

In sostanza, la moda ha sostituito in questa stagione la politica progressista, manifestando con solo apparente delicatezza l’urgenza di un risveglio brusco delle coscienze, proprio come si diceva una volta.

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