Jonathan Bazzi ha portato in finale il suo romanzo Febbre. Era "l’outsider di quest’anno. Quello che non doveva esserci. Il frocio sieropositivo che scrive come un analfabeta". Ecco come è andata.
- «Che cosa enorme il Premio Strega col primo libro, che cosa enorme, me lo ripeto in testa perché non riesco a sentirlo, non ci credo, non sento niente. Quando viene annunciata la dozzina (marzo), e poi la sestina (giugno), dalla mia famiglia nessuno mi chiama, mi scrive»
- «In finale, cinque uomini e una donna, mentre io scompaio, sempre più piccolo, in mezzo ai discorsi maestosi di Ferrari, Carofiglio, Veronesi e Mencarelli. Simposi, seminari itineranti. Sul pulmino, in mezzo ai templi di Paestum, in riva al mare. Maschi che parlano tra maschi. Storia, letteratura, editoria. I grandi, i più grandi, e io zitto, tutto il tempo zitto»
- «Per la finale a Roma mi gioco tutto. Sul conto mi sono rimasti mille euro, trecento per trucco e nail artist»