COSE DA MASCHI – LA NEWSLETTER DI DOMANI

Tra il dire e il fare l’identità di genere c’è di mezzo il blu oltremare

Foto Pixabay
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  • Quando lavoravo in cartolibreria per pagarmi gli studi osai proporre a una mamma un quaderno viola e lei si congelò: «Ma è per mio figlio maschio!».
  • La cultura popolare che assegna un genere ai colori è legata a logiche del capitalismo recente. A cristallizzare il binario rosa-blu per l’abbigliamento infantile fu l’avvento dell’ecografia, che spianò la strada al marketing di genere. L’estetica delle principesse Disney risponde alla stessa storia cromatica.
  • Al Politecnico di Milano facemmo l’esperimento di ricolorare di malva, glicine, pervinca le impugnatore di strumenti da bricolage. Il risultato fu straniante.

Fra i molti discutibili “lavoretti” che ho svolto per pagarmi gli studi c’è stato il commesso di una cartolibreria: una volta osai proporre a una mamma un quaderno con la copertina viola e lei, congelandosi, mi disse: «Ma è per mio figlio maschio!, se glielo compro me lo lancia addosso». A raccontarlo adesso, mi torna alla mente l’introduzione alla serie fotografica di JeongMee Yoon, The pink & blu project: «Questo progetto esplora le differenze culturali nei gusti dei bambini e dei loro geni

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