Intervista alla regista

Così Elisa Fuksas è riuscita a resistere all’“effetto Vanoni”

 

  • Un’opera che non ti aspetti, in cui l’estetica guida il film più delle parole, ma che poi, davanti alle volontà della protagonista – che in alcune occasioni si è chiusa in camera e non voleva collaborare – sembra soccombere.
  • Quando per l’ennesima volta Ornella non è scesa dalla sua camera, ho sentito proprio un clic del mio cervello. Ho cambiato prospettiva. Sono diventata manipolatrice, in senso buono» dice Fuksas.
  • La più grande soddisfazione? «Quando sono riuscita a non subire l’effetto Vanoni. Io il documentario lo volevo chiamare Effetto Vanoni, dal titolo Effetto Notte. Ornella ha una capacità quasi elettromagnetica, cambia tutto ciò che accade intorno a lei. È una magia, in pochi ce l’hanno».

 

«Vediamoci qui a Roma da Dagnino, un bar da fantasmi che ricorda l’atmosfera del film». Elisa Fuksas è così. Diretta, senza fronzoli, decisa. Ironica senza volerlo. Come la regia del suo documentario Senza fine con Ornella Vanoni, in uscita nelle sale dal 24 febbraio e di cui oggi c’è l’anteprima a Milano. Ironica come quando dice «fatico a definirlo, più che un film è un’anomalia. A volte sembra un documentario, a volte un horror. Ma non lo farei diverso. Di sicuro non saprei rifarlo uguale

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