Gialli, narrativa rosa e fumetti dominano la prima classifica di luglio. In quest’ordine, a ritmo ternario. Primo ancora il giallo americano scritto in francese da uno svizzero bravo come Dicker, Il caso Alaska Sanders, da La nave di Teso; seconda Erin Doom, l’Elena Ferrante emiliana del young adult melò con Il fabbricante di lacrime, da Magazzini Salani; e infine terzo il manga di Matsumoto Kaiju No. 8 da Star Comics.

Ha inizio la saga dell’uomo che divenne un kaiju. Che roba è un kaiju? Avete presente Godzilla? Il capostipite dei kaijū è Gojira, Godzilla in Occidente, protagonista del film del 1954 della Toho. Una strana bestia, un tipo di mostro tipico della fantascienza giapponese. In Giappone il tasso di comparsa di kaiju è tra i più alti al mondo, queste enormi e mostruose creature lo invadono quasi quotidianamente. Kafka (Kafka?) Hibino, che ora lavora per un’impresa specializzata nello smaltimento delle carcasse dei kaiju, un tempo aspirava a diventare un membro delle Forze di Difesa, le unità speciali incaricate di sopprimere i mostri e difendere il paese. Un giorno, però, un misterioso organismo si introduce nel corpo di Kafka, trasformandolo non in un gigantesco insetto, ma in quello che le Forze di Difesa battezzeranno col nome in codice di Kaiju No. 8.

Noir

New entry, all’ottavo posto, per la nuova avventura del commissario Bordelli di Marco Vichi, con Non tutto è perduto, di Guanda Noir.

Il punto è che il commissario Bordelli è andato in pensione, si rompe, e la malinconia si fa sentire, nonostante la presenza sempre più stretta della bella Eleonora e le immancabili cene della Confraternita. Il giovane sessantenne fa lunghe passeggiate in collina, ripensa al passato, e a poco a poco si fa strada nella sua mente l’idea di risolvere l’unico caso della sua carriera rimasto insoluto: un ragazzo, figlio di un industriale fascista, ucciso nel 1947 con diverse coltellate. Forse una vendetta? Era la sua prima indagine, e all’epoca non era riuscito a venirne a capo, anche perché molto presto era arrivato l’ordine di lasciar perdere, non era il clima giusto per rovistare nelle tragedie della guerra, l’Italia aveva bisogno di pace e di serenità. Ma adesso, dopo ventitré anni, può provare a risolverlo, anche se non ufficialmente.

La libreria Morisaki

Dalla Firenze di Bordelli, città di belle librerie, torniamo di nuovo in Giappone a Tōkyō nel quartiere delle librerie, paradiso dei lettori. Con I miei giorni alla libreria Morisaki di Satoshi Yagisawa. Il suo romanzo d’esordio, vincitore del premio letterario Chiyoda, è un bestseller internazionale. Un romanzo affascinante che ti porta con delicatezza dentro il mondo dei libri e delle librerie. Da Feltrinelli.

Benché si trovi a pochi passi dalla metropolitana e dai grandi grattacieli moderni, la libreria Morisaki è un angolo tranquillo, fuori dal tempo, con file di vetrine stipate di volumi, nuovi e di seconda mano. Qui si svolge la storia tra il libraio Satoru, entusiasta dei libri e un po’ squinternato, e la nipote Takako, che non esce di casa da quando l’uomo di cui era innamorata le ha annunciato che sposerà un’altra. Ed è proprio lui, l’eccentrico zio, a lanciarle un’imprevista ancora di salvezza proponendole di trasferirsi al piano di sopra della libreria in cambio di qualche ora di lavoro.

Takako non è certo una gran lettrice ma, quasi suo malgrado, si lascia sorprendere e conquistare dai mondi che stanno nascosti dentro i libri.

«Iniziai a leggere un libro dopo l’altro. Quei vecchi libri nascondevano storie per me inimmaginabili. E non mi riferisco solo a ciò che raccontavano. Dentro ognuno trovai tracce del passato: sottolineature, segnalibri, fiori secchi… Erano incontri che superavano le barriere temporali, possibili solo attraverso i vecchi libri. E così cominciai ad affezionarmi alla libreria Morisaki.»

Un libro di Giappone e libri per scoprire un modo di vivere più intimo e autentico, senza paura del confronto e di lasciarsi andare. E comincia tutto a Tōkyō, nel più grande quartiere di librerie del mondo.

© Riproduzione riservata