Il saggio dell’antichità, ovvero il filosofo, era a modo suo un eroe: non uno di quelli giganteschi dell’epica, ma l’eroe di un modo di essere che si proponeva lo sforzo di dare un senso razionale alla particella di coscienza che vive in ogni essere umano.
Ci sono tanti nemici della ragione, dentro e fuori un essere umano: le passioni con cui ognuno si scontra, il terrore che viene da un atteggiamento istintuale, e la peggiore di tutte, l’intolleranza, che solo la ragione può sperare di domare.
«Pensa a vivere! Osa essere felice!», scriveva Goethe; potrebbe essere il consiglio di un antico sophós a un suo discepolo.
Può un saggio essere felice? Nella prospettiva della filosofia antica, deve, perché il saggio costruisce la sua vita sulla ricerca della conoscenza: e senza conoscenza non c’è virtù, e senza virtù non può esservi felicità. Oggi la nozione stessa di “saggio” (ciò che i Greci esprimevano con la parola sophós) sembra anacronistica, dato lo sviluppo esponenziale dei saperi; ma forse non lo è, se consideriamo la sophía un atteggiamento generale dell’essere cercante. Più che una terra comune in cui ar



