Cultura

Dissociati dal corpo e da noi stessi, ci adagiamo nella nostra decadenza

  • Ho incontrato un mio amico, che preferisce restare anonimo, per bere un caffè in uno speakeasy di un quartiere periferico di Milano. Ci siamo sentiti molto trasgressivi, il mio amico e io.
  • Voleva sapere se il lungo periodo di clausura, in particolare questo secondo, invernale, mi avesse portato a una nuova e completamente indesiderata attenzione al mio strumento materiale d’esistenza, così l’ha chiamato.
  • Le convenzioni sociali ci tengono in piedi, ci obbligano a renderci presentabili. Vedo decadenza ovunque, prosegue. Ne usciremo decaduti, caduchi, fragili. Hai fatto caso ai volti delle persone nelle video-riunioni?

Ho incontrato un mio amico, che preferisce restare anonimo, per bere un caffè in uno speakeasy di un quartiere periferico di Milano, che al contrario del mio amico sarebbe anonimo anche se non volesse esserlo. È un bar dotato di retro, nel quale, in strettissima osservanza delle regole di distanziamento e quant’altro, si può bere un caffè nella tazzina vera, seduti con la mascherina, che si è autorizzati a levare solo per bere il caffè stesso. Ci siamo sentiti molto trasgressivi, il mio amico e 

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