Il film

Drive my car reclama con forza il diritto di chi soffre a esistere

Foto AP/Vadim Ghirda
Foto AP/Vadim Ghirda
  • Ryusuke Hamaguchi ha costruito il film Drive my car sulla separazione dei luoghi, come uno spettacolo teatrale. L’elemento in grado di congiungerli è ovviamente la macchina che pure, allo stesso tempo, è un luogo a sé, di preparazione al confronto col resto del mondo.
  • Hamaguchi non offre soluzioni, così come non offre palliativi al dolore degli sconfitti Čechov in Zio Vanja, ma reclama con forza il diritto a esistere di chi si sente menomato dalla sofferenza.
  • La scelta di Hiroshima come scenario è ancora una volta un’intuizione geniale del regista, che esula dal racconto. La città è ancora e sempre il luogo del dolore collettivo della storia che si riverbera nel dolore individuale di chi è costretto a camminarci dentro.

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