L’editore Henry Beyle ripropone la preziosa antologia L’elogio del riassunto del professore, illustrato con disegni, acquarelli e acqueforti di Tullio Pericoli. Un’opera nata da uno spunto pubblicato su l’Espresso in una Bustina di Minerva del 1982, una sfida a riassumere in poche parole un classico a cui prese parte anche Italo Calvino (con Robinson Crusoe). Ma nella poesia il giochino si inceppa, perché nella poesia la forma è tutto, è il suo contenuto
L’uomo non ha inventato il tema. Ha inventato il riassunto. (Il tema l’ha inventato la scuola). E sull'Espresso del 10 ottobre 1982 Umberto Eco scrisse un elogio del riassunto. Riteneva che fosse più importante farlo che leggerlo, perché: «Fare riassunti insegna a condensare le idee. In altre parole insegna a scrivere». E a pensare. Come fosse un flusso archetipico di tweet prima che Twitter vandalizzasse la nostra capacità di attenzione e diventasse X di Musk su cui scrivere qualsiasi scemenza. Un antidoto precoce contro l'era di distrazione di massa della rete.
A scuola, gli studenti di solito detestano i riassunti, ma a ben vedere quello del riassunto è un esercizio ben più sensato e razionale di quello del tema. Nella vita, sui giornali, sulle riviste scientifiche, nei libri, prima si scrive un testo e poi gli si trova un titolo. Solo a scuola bisogna inventare un testo di cui c’è già il titolo prestabilito e non si sa perché. In quegli anni ero un post-studente di Eco. E spesso il sabato mattina frequentavo il suo ufficio nell’Università di Bologna.
Capitava che lui ci convocasse, quattro o cinque discepoli, per leggerci una “Bustina di Minerva” appena scritta. E testarla e discuterla con noi prima di mandare il fax all’Espresso. È quell’epoca e quella tecnologia (prima delle mail).
L'esercizio di Eco non era semplicemente accademico; era uno spettacolo, una lezione magistrale di intensità e di sfida intellettuale. Come tutti i maestri Eco mostrava, non spiegava. Ricordo benissimo la sua lettura dell’elogio del riassunto e la sfida terrificante che ci fece in quella mattina d’autunno bolognese di ridurre Ulisse, la Recherche, Il processo e L’uomo senza qualità prima in trenta righe, poi in dieci, poi in due.
Quasi un numero da circo letterario, una sfida a fare di più con meno per distillare capolavori in poche righe. Naturalmente quasi tutto andava falcidiato, ma l’arte del riassunto consiste anche in questo, sapere cosa può essere tralasciato. Era un esercizio sulla potenza della sintesi.
In quel numero de L’Espresso Umberto Eco lanciava poi a tutti quella sfida. E spiegava quanto sia utile fare dei riassunti, che lui ne aveva fatti molti, non solo a scuola, ma anche dopo, nei primi lavori alla Rai, poi sulla Rivista d’Estetica, più tardi nelle voci scritte per il Dizionario Bompiani delle opere e dei personaggi. Non ci dice cosa sia un riassunto, ma ne fa uno dell’Ulisse e fa seguire dodici esempi chiesti a vari scrittori, poeti e saggisti, il meglio dell’epoca: Moravia, Giudici, Bertolucci, Malerba, Arbasino, Garboli, Raboni, Guarini, Mariotti, Chiara oltre a Eco stesso.
A quel gioco partecipò Italo Calvino
A quel gioco, riassumendo il Robinson Crusoe di Defoe, partecipò anche Italo Calvino. Il quale, una settimana dopo, interviene su La Repubblica del 22 ottobre 1982 e rilancia: «Poche chiacchiere!» Riassumere dice Calvino, riprendendo Eco, è «scegliere quel che è indispensabile dire e quanto si può tralasciare, e questo “equivale a pronunciare implicitamente un giudizio critico”» (citando una frase di Eco).
Ma subito pone due condizioni, o regole del gioco, per avere un riassunto e non un commento, ovvero un discorso critico-teorico:
- «il riassunto deve essere costituito da enunciazioni, pensieri e possibilmente parole contenute nell’opera da riassumere»; deve cioè rendere conto dell’aspetto stilistico del testo che riassume;
- non deve contenere giudizi di ordine critico. O è riassunto o è commento. Poi aggiunge: il riassunto può essere un «atto critico e creativo», ma a patto di evitare lo scoglio della piattezza scolastica, quella del falsamente oggettivo. Precisa che il suo riassunto del Robinson Crusoe l’ha fatto usando solo termini concreti e disadorni come è nello stile di Defoe.
L’elogio del riassunto, un’intera biblioteca in un libro tascabile
Ecco ora una casa editrice che fa piccoli libri bellissimi a Milano, si chiama Henry Beyle, come il vero nome di Stendhal, e li vende in via Solferino a un passo dal Corriere, tira in cinquecento copie L’elogio del riassunto del mio maestro e i riassunti dei suoi amici scrittori. E li illustra con i disegni, acquarelli e acqueforti, di Tullio Pericoli, un altro grande amico di Umberto Eco. È un’intera biblioteca tascabile per soli trenta euro.
In dodici capolavori un festival della letteratura universale, un prezioso bignami (e a proposito del riassunto: Bignami è un nome noto ai boomer: per l’esame di maturità cui fummo sottoposti era richiesta una performance fantozzianamente mostruosa, il programma di tre anni, l’esame più difficile dell’intera esistenza e i Bignami in tasca di latino, greco, dei Promessi sposi o dell’Orlando furioso furono fondamentali a diverse generazioni.) Giovanni Mariotti riassume la Divina Commedia di Dante Alighieri, Luigi Malerba l’Orlando furioso di Ludovico Ariosto, Italo Calvino Robinson Crusoe di Daniel Defoe, Ruggero Guarini Le affinità elettive di Johann Wolfgang Goethe, Attilio Bertolucci La Certosa di Parma di Stendhal, Piero Chiara I promessi sposi di Alessandro Manzoni, Giovanni Giudici David Copperfield di Charles Dickens, Alberto Arbasino Madame Bovary di Gustave Flaubert, Cesare Garboli I miserabili di Victor Hugo, Alberto Moravia Delitto e castigo di Fëdor Michajlovič Dostoevskij, Giovanni Raboni Alla ricerca del tempo perduto di Marcel Proust e, infine, lo stesso Eco l’Ulisse di James Joyce.
Ma come erano belli i giornali dell’epoca e chi ci scriveva? Sembra incredibile. Ecco riassaporate un saggio di quella meraviglia con L’elogio del riassunto, e per chi non è a Milano si può ordinare sul sito.
Nel sintetizzare la trama del romanzo da riassumere, il riassunto deve almeno evocarne «l’atmosfera stilistica» e Calvino lo fece sforzandosi di mimare l’elencazione, l’attenzione al dettaglio e la concretezza di Defoe. Sono 1074 parole. 1284 battute (spazi inclusi).
Calcolate che questo articolo sarà circa di 8000 battute. Certo, sarebbe stata una follia per Raboni tentare la stessa operazione con la sterminata opera di Proust, riassunta eroicamente in 865 battute (sempre spazi inclusi).
Chiara ha fatto una sintesi perfetta, senza però accennare allo stile di Manzoni. Moravia ha inserito il riassunto (impeccabile) in un mini-saggio, Malerba ha giocato, Mariotti anche. Arbasino ha voluto arbasineggiare, ma trascurando Flaubert. Il buon riassunto esige di andare all’essenziale, dunque impone di evitare le allusioni e le divagazioni.
Sembra la cosa più facile, invece è la più difficile: riassumere. A scuola, fin da piccoli, ci insegnano a condensare in poche parole ciò che abbiamo letto e studiato; è la prima verifica del nostro livello di comprensione. Ma come si fa un buon riassunto? Sfrondare, arrivare al cuore delle cose ovvero all’essenziale è un’arte che si può affinare, perfezionare e praticare per tutta la vita e in ambiti differenti. Aiuta a orientarsi nel mare della conoscenza, a individuare ciò che davvero conta e a trasmetterlo efficacemente.
Come liberarsi del superfluo
Ecco allora che c’è un altro piccolo libro, prezioso, un breviario utile agli aspiranti recensori e a chiunque sia interessato a eliminare il superfluo. È il libro che il critico Filippo La Porta ha dedicato a L’arte del riassunto. Come liberarsi del superfluo per Treccani. Saper riassumere, con precisione e chiarezza, idee, trame, ragionamenti, epoche storiche, articoli, racconti, favole, teorie scientifiche, filoni di pensiero, costituisce il primo passo. Riassumere bene, individuando l’essenziale e eliminando il superfluo è il test di comprensione, l’unica prova di avere capito ciò che si riassume.
È una miniera di idee, di esempi, di consigli di lettura: Checov e Maupassant, maestri del racconto breve. Si scopre che Alberto Moravia era il più bravo di tutti a riassumere i film; Italo Calvino, artista della concisione, a scrivere i risvolti editoriali. Bellissimi i riassunti di La Porta per un torneo letterario di Repubblica.
Poi c’è ciò che resiste al riassunto. Anche in epoca di Chatgpt. Provate a riassumere L’infinito di Giacomo Leopardi: si rompe il congegno, nella poesia la forma è tutto, è il suo contenuto, non resterà nulla, si dissolve la sua magia verbale. Così come non si può riassumere il pensiero di Nietzsche o di Lacan in due frasi.
Chi riassume sa che deve perdere qualcosa, ma sa come liberarsi del superfluo.
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