È nella classifica dei libri più venduti in Italia da diverse settimane, ha scritto due romanzi e nessuno sa chi sia. Ha iniziato su Wattpad, piattaforma online per scrittori in erba e lettori giovanissimi, su Instagram ha decine di migliaia di seguaci e il grande successo dei suoi libri è dovuto a TikTok.

Di Erin Doom si sa poco e niente ma negli ultimi mesi, con i suoi libri, Il fabbricante di lacrime e Nel modo in cui cade la neve – tutti e due in libreria per Salani –, si è imposta all’attenzione del pubblico superando, tra gli altri, i romanzi da poco pubblicati di Isabel Allende, Antonio Manzini, Maurizio De Giovanni.

Caso eccezionale quello di Doom e finora unico in Italia – qualcosa di simile si era già visto, ma solo con autrici straniere come Madeline Miller e Hanya Yanagihara. Sia perché ha iniziato con Wattpad, per proseguire auto-pubblicandosi su Amazon e sbarcando in libreria con Salani. Sia perché deve il successo dei suoi libri a TikTok e al passaparola, del tutto spontaneo, tra gli adolescenti che lo popolano.
Che sia questo il futuro della promozione dei libri e della letteratura?

Erin, chi sei?
Eh, chi sono? Ho meno di trent’anni, davanti alle unità c’è il due. Sono emiliana, ho fatto il liceo scientifico e sono laureata in Giurisprudenza.

Perché hai scelto l’anonimato?
Privacy, nient’altro. Fin dall’inizio, quando ho iniziato a pubblicare in rete, ho usato uno pseudonimo. Preferisco che la mia vita da scrittrice e quella privata procedano lungo binari separati.

Quindi manterrai l’anonimato?
Oggi ti dico di sì.

Prima il liceo scientifico, poi la facoltà di giurisprudenza. Quando è arrivata la letteratura?
Tardi. O meglio, tardi rispetto a tanti altri scrittori, scrittrici. Non sono una di quelle autrici che fin da bimbe sognavano questo mestiere. Da piccola scrivevo, perlopiù favolette e storie di fantasia, ma solo dopo il liceo mi sono avvicinata ai libri.

Cosa leggevi in quel periodo?
Sono un’amante del fantasy, e la mia iniziazione da lettrice è avvenuta con libri di questo genere. Presto, però, mi sono avvicinata alla distopia e alla fantascienza e allora è iniziata la mia vita da lettrice adulta.

Uno tra tutti?
Fahrenheit 451 di Ray Bradbury. Mi ha stregata! È stato con quel libro che ho deciso di voler scrivere. Ha avuto un ruolo molto importante, sia nella mia vita di lettrice, sia in quella da scrittrice.

Parliamo di Nica, la giovane protagonista del tuo Il fabbricante di lacrime. Lei quand’è venuta fuori?
Nica me la sono portata dentro a lungo. La sua voce, in qualche modo, l’ho sentita nella mia testa per tanto tempo, prima che decidessi di provare a scriverla. È che non credevo possibile potesse prendere vita con le mie parole.

Perché hai scelto di ambientare la tua storia in un orfanotrofio?
È una realtà di cui si parla poco, specie in Italia. Nel nostro paese non ce n’è una grande consapevolezza, a mio avviso. Ma prima con i miei studi e poi con il mio lavoro, occupandomi anche di tutela dei minori, mi sono molto informata e credo sia qualcosa di cui dovremmo parlare di più.

La scelta dell’età dei tuoi personaggi, sono appena dei ragazzini, i protagonisti dei due romanzi, invece a cosa è dovuta?
È una delle età più complicate, specie quando si cerca di esprimere sé stessi. I bambini hanno dentro interi universi, sconfinati e bellissimi. Eppure, spesso non hanno la capacità di esprimersi e di mostrarli, i loro universi. Ecco, una delle mie intenzioni, con questi romanzi, era quella di dare loro una storia in cui immedesimarsi e delle parole con cui esprimersi.

Questa difficoltà di comunicazione da cosa pensi che nasca?
Dalla paura di essere fraintesi, direi.

Quindi credi dipenda più da una sorta di difficoltà di espressione che dall’incapacità altrui di ascoltare?
Un insieme delle due cose. Di gente in grado di ascoltare ce n’è poca, e questo ci fa perdere la speranza di poter essere compresi.

Nei tuoi libri, in effetti, la speranza ha un ruolo importante.
Be’, ma i bambini e i ragazzini sono l’emblema della speranza. Sia per ciò che rappresentano, sono loro il nostro futuro, sia pure per come sono fatti, sono ancora pieni di fiducia nel mondo e nelle persone.

Hai detto che sono ancora pieni di fiducia. Pensi la si perda, poi?
Da adulti la speranza un po’ la perdiamo, secondo me. Una fiammella che tentenna sotto le folate di vento della vita.

Il tuo profilo editoriale è interessante. Hai cominciato su Wattpad, ma oggi sei in libreria con due libri editi da Salani. Mi parli di Wattpad?
È un programma online in cui gli iscritti possono leggere o pubblicare storie a puntate – è l’eredità del romanzo d’appendice. Gli autori aggiornano le loro storie con nuovi capitoli procedendo con la cadenza che preferiscono. I lettori, invece, possono commentare o votare o inviare dei messaggi sia agli altri lettori, sia agli autori. C’è una vera e propria interazione in tempo reale.

I commenti e i messaggi ti aiutavano o ti destabilizzavano?
È iniziato per gioco, volevo solo mettermi alla prova, e sia i commenti positivi, sia quelli negativi mi aiutavano. Con i lettori e le loro valutazioni ero in grado di capire cosa piacesse e cosa no, in cosa potessi migliorarmi, quali fossero i punti di forza e di debolezza delle mie storie.

Perché pensi abbia avuto tanto successo la tua storia su Wattpad?
È una domanda particolare, la strada che hanno preso le mie storie mi sorprende ancora oggi, e una risposta non ce l’ho. Credo abbia a che fare con la giovane età dei miei lettori: è come se si siano identificati nei protagonisti dei miei romanzi. Non da un punto di vista contenutistico – i personaggi delle mie storie hanno vite difficili e poco comuni –, quanto più da un punto di vista emotivo. Spesso i lettori commentavano cose come “sono riuscito a sentire”. Ecco, il fulcro del discorso è questo: erano, e sono, legami emotivi, quelli tra i lettori e i miei personaggi.

E Salani quand’è arrivata?
Prima di firmare con Salani, mi sono auto-pubblicata su Amazon. Mi hanno rintracciata lì. È stato strano vedere i miei libri crescere sempre di più, a passo lento ma sostenuto. E oggi trovarli in libreria fa effetto. Sono cresciuta con J. K. Rowling e Roald Dahl, ed essere pubblicata dalla casa editrice che si occupa di loro è surreale.

Con la pubblicazione l’approccio alla pagina bianca è cambiato?
Prima scrivevo a orari improbabili, di notte, dopo lo studio o il lavoro. Ora sento di dover scrivere con più consapevolezza.

Ansia?
Eh, sì. Un po’ di ansia c’è (ride, ndr).

Prima Madeline Miller, poi Hanya Yanagihara, adesso tu. Autori e autrici che scalano le classifiche di vendita passando per TikTok finora ce ne sono stati pochi. E tu sei tra questi. Che mi dici quindi di TikTok?
Che devo dirti? Io neanche ci sono, su TikTok.

Anch’io. Non riesco proprio a usarlo, e mi sento un deficiente.
Io e te siamo di una generazione che con TikTok non c’è cresciuta – a differenza di Facebook, Twitter e Instagram. È una app dove si postano solo video e forse ha una dimensione un po’ più adolescenziale – anche se ormai è usata pure dai brand e dai vip. La cosa incredibile, però, è che in effetti i miei libri sono arrivati all’attenzione del pubblico grazie a TikTok.

Ma come funziona il passaparola su TikTok?
I ragazzini fanno queste cose chiamate “live di lettura”. E sono davvero seguite. Si connettono, tutti assieme come per un appuntamento, e leggono lo stesso libro. Mettono della musica in sottofondo, si inquadrano con il cellulare e leggono in silenzio, senza far altro. Leggono. Leggono e basta, senza parlare – invece di farlo da soli in cameretta, stanno in diretta su TikTok come fossero in una stessa stanza.

Davvero? Non fanno altro?
Nient’altro. E, credimi: è bellissimo!

E poi? Ci sarà un momento in cui smettono di leggere e, che ne so, parlano tra loro, magari. O no?
Certo. Dopo un po’, si fermano e si chiedono a vicenda a che punto si è arrivati, se qualcosa li ha colpiti.

E a quel punto?
A quel punto ne discutono. Capita che qualcuno pianga, se si è sentito particolarmente coinvolto. E capita pure che piangano assieme, lì in diretta.

Ma quanti anni hanno?
Dai dodici ai venticinque anni.

Credi sia un’evoluzione nel modo di promuovere i libri?
Si è sempre pensato che i social avrebbero sostituito la lettura, ma per me ne sono un veicolo.

Non si può fermarla, quest’onda.
No, ma non penso si debba. Voglio dire, è qualcosa di molto autentico. E si capisce. Tant’è che se guardi questi video rischi di commuoverti pure tu.

Perché?
È come ho appena detto: questi ragazzi, e le loro reazioni ed emozioni durante i live di lettura, sono autentici. Sono reali, appassionati. E lo avverti.

Lo avverti nei video di questi live?
Sì, ma anche in altri video. Succede che magari, leggendo un capitolo, uno di loro si sia emozionato per una scena e stia piangendo. Allora si filma, posta il video e gli altri, davanti a una reazione così forte e autentica, vogliono leggere lo stesso libro, provare le stesse emozioni. C’è molta condivisione, e credo vadano cercando anche questo.

Cercano una comunione emotiva, quindi.
Sentirsi parte di qualcosa, vicini ad altri: non è un desiderio comune?

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