- Il racconto della sua esperienza nella Prima guerra mondiale fatto con pensieri «come vien viene» è un documento storico sull’unica vera azione eroica dello scrittore: il dovere della testimonianza.
- Come scrive Paola Italia, il senso profondo di questo diario, che va dal 24 agosto 1915 alla fine del 1919, ha a che fare con Dante, con la (ri)lettura continua della Commedia.
- Un diario che ricorda, in parte, lo Zibaldone leopardiano, in cui seguiamo i desideri, le paure, le insicurezze, i silenzi, i «borborigmi dell’anima», avrebbe detto Giorgio Manganelli, ma anche le colazioni, i pranzi, le cene, le bevute, la disfatta di Caporetto e la prigionia.
Accanto alle poesie, alle “lettere piene d’amore” di Ungaretti, accanto ai diari di Stuparich, a quelle “vite di stenti, senza orizzonti”, possiamo immaginare il Giornale di guerra e di prigionia di Carlo Emilio Gadda, pubblicato da Adelphi (a cura di Paola Italia, con una nota di Eleonora Cardinale). In una nuova edizione arricchita da sei taccuini sconosciuti, 80 pagine inedite, e filologicamente inappuntabili, scritte in Germania nel 1918. Che poi, più che un giornale vero e proprio, alme



