Cultura

La didattica a distanza mostra tutti gli errori fatti in presenza

La Dad ha molti limiti, ma ha anche la capacità di mostrarci i drammi strutturali dei nostri sistemi pedagogici. È l’occasione per ripensare l’educazione, mettendo al centro gli studenti e sradicando i rapporti di potere

 

  • La didattica a disanza, la Dad, sembra una soluzione e per certi versi lo è stata: qualcosa di buono c’è. Meglio che niente, meglio che rischiare di prendermi il virus in un’aula. 
  • In realtà però in questa condizione si è scoperta la crisi di un intero sistema pedagogico, che non è più in grado di consentire uno scambio fruttuoso tra insegnante e studente. Quando torneremo in aula sarà bello e sarà giusto: ma la Dad intanto dovrebbe aiutarci a cambiare.
  • L’insegnante si assegni il puro e semplice ruolo di guida. Addestri anzitutto, con il suo esempio, alla curiosità, allo stupore, all’ammirazione; quindi, fornisca i rudimenti della materia, illumini le difficoltà, corregga gli errori, e la correzione sia non censoria ma dialettica. Del resto si occupi lo studente: agendo da solo o in gruppo. 

Quante cose non vanno, ma le facciamo andare, finché non succede un imprevisto, magari una pandemia, che cancella le abitudini e ci costringe a capire una buona volta che quel che da sempre non va non possiamo continuare a far finta che vada! Mi riferisco a certe relazioni sociali, allo stato delle nostre conoscenze (tecniche, scientifiche, psicologiche, linguistiche, letterarie ecc.), all’idea che abbiamo di noi stessi, alle esigenze del lavoro, alla scuola… Ecco, parliamo di scuola, ci

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