- Fame blu, il nuovo romanzo di Viola Di Grado, pullula di simboli ed emblemi, un romanzo in cui le varie presenze – umane, animali, celesti, vegetali, minerali – tramano, congiurano insieme per esprimere una specie di spirito sovrapersonale che oscilla tra il sadico e il compassionevole.
- Attraverso il racconto di una collisione amorosa radicalmente incarnata e fuori misura, Di Grado articola una sua originale visione del mondo, un’ontologia poetica, che lega i piani e le presenze, animata da una strana indole, quasi-panteista.
- La lingua cinese è il sentiero sul quale si articola l’esplorazione del desiderio vissuto come divoramento e voglia di mangiare/farsi mangiare dall’altro. «L’amore ci dicono che non dovrebbe fare male», e invece non c’è nulla di rassicurante, edificante in questa storia, e qui sta anche la sua forza.
“Fame blu” onora la verità dell’amore con la sua matrice ossessiva e fatale
13 aprile 2022 • 18:37