Cara Giulia,

ho 25 anni e mi sento un fallito. Niente va come dovrebbe andare, ormai da molto tempo. Prima di tutto vivo ancora con i miei genitori. Ho un bel rapporto con loro, ma vedo i miei coetanei che hanno una vita indipendente e non posso fare a meno di sentirmi fuori posto. Faccio un lavoretto per mettere da parte qualche soldo, ma non basterebbe a mantenermi da solo, soprattutto perché la mia famiglia ha possibilità economiche limitate e non mi sento di chiedere loro un aiuto.

Sono in ritardo con la laurea. Ho sbagliato percorso di studi e me ne sono reso conto troppo tardi, quando ormai avevo perso un sacco di tempo a studiare una cosa che non mi piaceva. Ora sono ripartito da capo e anche se faccio una cosa più giusta per me continuo a non vedere la luce in fondo al tunnel.

Infine non sono mai stato con una ragazza e questo mi fa spesso dubitare delle mie qualità. So di non essere Brad Pitt, ma non penso neanche di essere orribile. Eppure non piaccio.

Come vedi sono molto demotivato su tutta la linea e vorrei trovare qualcosa che mi riesca a dare un po’ di sicurezza in me stesso, ma non so da dove cominciare.

F.


Caro F.,

per fallire bisogna prima farle le cose, e per tua fortuna sei così giovane che non hai ancora combinato niente, o comunque non abbastanza per parlare di fallimento, e il tuo margine di errore è ancora molto ampio. A 25 anni è normale e sacrosanto fare un po’ schifo. Fare schifo ci insegna a migliorarci, a cercare di aggiustare il tiro, a non accontentarci, ad arrotolarci le maniche. L’importante, quando si ha a che fare con lo schifo dei 20 anni, è non soccombere, e in questo senso ti sento un po’ a rischio. Lo schifo è comodo, è morbido, ti accoglie come un giaciglio e poi ti intrappola come una distesa di sabbie mobili, ma al contrario delle sabbie mobili, dove per non venire risucchiato ancora più velocemente devi stare fermo – dicono, non ho esperienza diretta di sabbie mobili – dallo schifo esci solo se reagisci.

Devi far finta di vivere con un René Ferretti che ti urla “e dai, dai dai” nelle orecchie per 24 ore al giorno. Non hai una casa tua? Sfrutta quella dei tuoi amici che vivono da soli, presentati da loro una sera sì e l’altra pure, mangia, bevi, addormentati sul divano. In sintesi: divertiti. È peraltro più facile divertirsi quando non si stanno spendendo tutti i risparmi in affitto.

Non vedi la luce in fondo al tunnel dell’università? Studia più che puoi e punta a dare uno sproposito di esami a ogni sessione. Accetta qualsiasi voto e vai avanti, il perfezionismo è per gente coi soldi.

Non hai la fidanzata? Vai su Tinder, chiedi una penna a una compagna di banco, fatti accendere una sigaretta per strada (solo se fumi, altrimenti questo è un pessimo consiglio). Essere Brad Pitt aiuta ma non è requisito essenziale per rimorchiare, te lo assicuro.

Insomma fa’ qualcosa, qualsiasi cosa (i millennial malinconici che identificano la citazione vincono un soldino). Se lo schifo invece è troppo e troppo faticoso da gestire, sai già come la penso: un giro dallo psicologo non guasta. E dai, dai, dai.

Giulia


Cara Giulia,

non mi ricordo se sei figlia unica, ma forse mi puoi capire lo stesso. Alla tenera età di 42 anni ho ancora un rapporto difficile con mia madre e mia sorella in quanto mia madre ha una preferenza palese per lei. È sempre stato così e ormai me ne sono fatta una ragione: lei era quella brava a scuola, ordinata, coscienziosa, educata, bellina. È poco più grande di me (abbiamo 16 mesi di differenza) ma è sempre stata trattata come se meritasse tutto perché primogenita. Io ero un po’ la “pecora nera”. Non che abbia mai fatto chissà cosa, ero solo un po’ meno brillante e un po’ meno perfetta. Per tutta la vita quindi ho sempre avuto un po’ di meno: meno affetto, meno sostegno, meno regali, meno tutto.

Quando lei si sposò i miei le regalarono una festa in pompa magna dicendo che tanto io non mi sarei mai sposata e quindi non aveva senso risparmiare in vista di un secondo matrimonio. Ora che invece, fuori tempo massimo, mi sono innamorata e desidero sposare l’uomo che amo, mia madre fa la scettica, come se fosse un fatto irrilevante. Ho litigato con mia madre molte volte per questa cosa, ma tra me e mia sorella c’è un silenzio pesante che si fa sentire e si sta trasformando in una distanza sempre più ostile. Non riesco a non portare rancore anche nei suoi confronti, anche se so che non è colpa sua. Consigli?

C.


Cara C.,

non sono figlia unica, ma ho un fratello di 8 anni più piccolo, che è più come dire che sono diventata madre davvero troppo giovane. In compenso ho avuto modo di osservare diversi nuclei di sorelle negli anni, sempre con la stessa, totale fascinazione: la mia migliore amica d’infanzia, una di tre, la compagna di mio padre, anche lei una di tre, e infine le Kardashian, che da quando ho preso il Covid a luglio sono entrate nella mia vita con il loro reality, occupando ormai un buon 80 per cento del mio tempo libero e cancellando per sempre qualsiasi residuo di pensiero originale o vagamente interessante dalla mia testa, già messa a dura prova da mesi di dipendenza da TikTok (giuro, ho il cervello che è una tabula rasa, ma non riesco a smettere. Prendi la mia risposta con le pinze).

Mi verrebbe da dire – un tanto al chilo, come vorrebbe Kim – che il rapporto tra sorelle ha sempre qualcosa di più o meno perverso. A caratterizzarlo è la stessa ineffabile qualità che rende l’amicizia tra donne ben più complessa di quella tra uomini (ineffabile qualità significa che sotto sotto ci stiamo sempre un po’ sulle palle). Credo comunque sia inevitabile covare un po’ di risentimento verso chi ti ha superato per tutta la vita agli occhi degli altri, ma come dici anche tu non è colpa di tua sorella. Né di tua madre, per come la vedo io. Non sto dicendo che sia giusto, ma penso sia normale avere delle preferenze in tutto, dai condimenti della pizza ai figli (se è per questo abbiamo tutti anche un genitore preferito e di solito è quello che muore per primo). Certo, una madre dovrebbe fare del suo meglio per camuffare le sue propensioni, ma alla tua qualcuno doveva farlo presente molto tempo fa e ormai una rosa è una rosa è una rosa è una rosa, e non è che improvvisamente può diventare un ciclamino.

Ad ogni modo, ormai sei abbastanza grande per trovare la felicità indipendentemente dal giudizio delle donne della tua famiglia. Anzi, lo hai già fatto, mi sembra di capire. Se però senti il bisogno di gestire questi sentimenti e metterli a fuoco non è mai troppo tardi per parlarne con un professionista. Potrebbe aiutarti a salvaguardare il rapporto con entrambe. Parola di Kim Kardashian.

Giulia


 

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