Vita di un pazzo benedetto

Dostoevskij è una ferita che non smette di sanguinare

Esce oggi il romanzo di Paolo Nori “Sanguina ancora. L’incredibile vita di Fedor M. Dostoevskij” (Mondadori) da cui è tratto questo testo.\\u00A0Foto Pixabay\\u00A0ELABORAZIONE DIP. GRAF.
Esce oggi il romanzo di Paolo Nori “Sanguina ancora. L’incredibile vita di Fedor M. Dostoevskij” (Mondadori) da cui è tratto questo testo. Foto Pixabay ELABORAZIONE DIP. GRAF.

Abbiamo disperatamente bisogno di leggere i romanzi che feriscono la nostra umanità in un tempo in cui alla domanda «come stai?» si deve sempre rispondere «benissimo!», con il punto esclamativo

  • Il senso di leggere Dostoevskij io non lo so, so che Dostoevskij, anche se non lo leggiamo, ci ha detto, nelle cose che ha scritto, come siam fatti prima ancora che venissimo al mondo, e poi so, bene o male, cosa è successo a me, quando ho cominciato a leggerlo.
  • Delitto e castigo l’ho letto che avevo forse quindici anni e, di quel momento io mi ricordo tutto; mi ricordo la stanza dov’ero, mi ricordo com’ero voltato, mi ricordo l’ora del giorno.

  • E ho pensato che per quelli che leggono i libri, che guardan le mostre, che ascoltano le sinfonie, i libri, i quadri, le musiche che hanno incontrato nella loro vita li hanno aiutati in questa cosa così difficile e così strana, stare al mondo, a essere dei nonostante, a rendersi conto delle loro ferite, dei loro difetti, e ad accettarli.

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