Ferrovie culinarie: quando mangiare in treno raccontava l’Italia in movimento

Cibo è il nostro inserto mensile che racconta il mondo attraverso ciò che mangiamo. Esce l’ultimo sabato di ogni mese sulla app di Domani e in edicola. In ogni numero svisceriamo un tema diverso con articoli, approfondimenti e commenti: il tema del numero di questo mese è cucina abitabile. Qui troverete man mano tutti gli altri articoli di questo numero. In questa pagina, invece, tutti gli altri articoli di Cibo, che è anche una newsletter gratuita. Ci si iscrive a questo link. Lecce – Dolce o salato? Crostatina o frutta secca? Il viaggiatore tituba brevemente prima di scegliere il salato, un bicchiere d'acqua frizzante, un caffè annacquato che esce fumante dal thermos. È questo, oggi, ciò che passa il convento alla prima classe dei treni veloci. C'è stato un tempo, però, nel quale si poteva parlare di vera e propria ristorazione ferroviaria: un tempo di impeccabili tovaglie bianche preziosamente apparecchiate, calici di cristallo, personale in candide divise ingessate, carta dei vini. Un'allure fascinosa ed elegante avvolge i soggetti nelle foto della mostra Taste & Track. Italian-French Meals in Motion a cura di Arthur Mettetal, visitabile fino al 9 novembre nel borgo salentino di Matino, grazie a Yeast Photo Festival, un festival di fotografia dedicato al cibo, giunto quest'anno alla quarta edizione. Dimmi che prodotti boicotti e ti dirò chi sei: la tavola diventa una piazza Il cibo come chiave di lettura La mostra curata da Mettetal, storico e curatore che da anni lavora sugli archivi ferroviari europei, prende il cibo come chiave di lettura di un mondo – quello del viaggio ferroviario – dove il design standardizzato delle carrozze, le stoviglie, l'abbigliamento dei passeggeri e del personale, i colori delle poltrone ei pasti a bordo si rivelano indizi di una trasformazione che è storica e antropologica. Come e cosa mangiamo quando ci muoviamo racconta dei cambiamenti profondi della nostra società, dei famosi usi e costumi sempre soggetti a trasformazioni, delle innovazioni che, accorciando i tempi e dunque le distanze, non possono che accorciare anche il tempo da dedicare alla preparazione e al consumo del cibo in viaggio. La cucina è luogo di rifugio per la comunità trans Pausa pranzo in stazione Tutto ebbe inizio nei buffet di stazione, nati nella seconda metà dell'Ottocento, insieme allo sviluppo delle grandi linee ferroviarie europee. Poiché i treni dell'epoca non avevano ancora carrozze ristorante, i passeggeri scendevano a mangiare durante le soste più lunghe. Si trattava di locali spesso eleganti, con arredi in legno scuro, specchi, lampadari dove viaggiatori comuni, militari, commercianti, uomini d'affari e persino politici si trovavano a consumare un pasto insieme, spezzando lunghi viaggi su vagoni legnosi e vibranti. In una guida turistica inglese del 1867, si legge: « Ci sono ottimi buffet alle stazioni di Ceprano e Foligno ». Sul finire del secolo il cibo cominciò a essere servito a bordo, fino a diventare uno standard nelle carrozze ristorante. Tra le due guerre mondiali, il vagone ristorante era associato al lusso e all'eleganza, ultima frontiera della modernità borghese. A partire dagli anni Cinquanta, le carrozze ristorante conobbero un movimento di modernizzazione: la ristorazione a bordo fu rinnovata sia in Francia che in Italia. Con l'aumentare della velocità dei treni, i tempi dei pasti si accorciarono e così la loro raffinatezza: il boom economico esigeva rapidità, democratizzazione dell'esperienza, semplificazione dei gusti. Negli stessi anni presero forma nuove alternative: carrozze buffet, venditori itineranti, vassoi pasto e snack bar diversificarono il servizio per adattarsi alle aspettative in evoluzione dei viaggiatori. A Kypseli l’inclusione sociale e lavorativa si fa a tavola Il treno non è più conviviale La rottura divenne più evidente negli anni Settanta. La cucina a bordo lasciò il posto ai pasti preconfezionati. Seguendo il modello aereo, i piatti venivano ora preparati fuori dal treno: il cibo caldo diventava tiepido e il vassoio sostituì il piatto. Non è difficile immaginare come, nei decenni successivi, il viaggio in treno abbia progressivamente perso la dimensione della convivialità. Le cucine aristocratiche: officine del gusto e teatri di sangue Con l'avvento dei treni ad alta velocità e il consolidamento dell'industrializzazione alimentare su larga scala, il tempo del pasto si è ridotto a una pausa funzionale: panini e snack confezionati, bevande in bicchieri di carta bevute d'un sorso davanti al computer. Eppure, il tempo speso al vagone bar del treno è ancora inconfutabilmente più dolce del litigio che si può instaurare con il distributore automatico che sputa merendine. Quanto meno perché, nel vagone bar, è ancora possibile gettare un occhio fuori dalla finestra, e vedere quanto sia prodigioso attraversare lo spazio insieme ad altri viaggiatori, accomunati per qualche ora dall'attesa di giungere a una stessa destinazione e consumando uno stesso pasto, fosse puro uno scialbo toast. [Missing Caption][Missing Credit]