- Futura, il film di Pietro Marcello, Alice Rohrwacher e Francesco Munzi in programmazione nelle sale, è un lungo e paziente esercizio di ascolto, intorno alle prefigurazioni del futuro di chi oggi ha fra i 15 e i 25 anni, circa.
- Il futuro è un tabù perché non c’è più, per come eravamo abituati a pensarlo: non è la continuazione del presente – anzi, è stata Greta Thunberg a ricordarci che non deve esserlo – non è scommettere sui titoli di studio perché questi non garantiscono mestieri.
- Ma non nominare e non pensare il futuro è un rischio, il film è stato certo anche una palestra che dovrebbe avvenire ogni giorno in classe, chiedersi che mondo si desidera e cosa si è disposti a fare per questo.
Futura, il film di Pietro Marcello, Alice Rohrwacher e Francesco Munzi in programmazione nelle sale, è un lungo e paziente esercizio di ascolto, intorno alle prefigurazioni del futuro di chi oggi ha fra i 15 e i 25 anni, circa. È un lungo esercizio perché è lunga e larga l’Italia, dipendentemente da dove nasci hai opportunità diverse, immaginari radicalmente differenti. Paziente perché significa scontrarsi con mille silenzi, dubbi, titubanze, il futuro è il tabù di oggi, come forse lo era il se



