Abbiamo chiesto ai colleghi in redazione di indicare un titolo di un film, tra quelli usciti nelle sale e in streaming in questo 2025, che hanno particolarmente apprezzato. Ecco i loro consigli
Dal film italiano Follemente a pellicole internazionali come Emilia Pérez e A Complete Unknown. Ma anche lo struggente racconto di La voce di Hind Rajab su Gaza. Se nel corso del 2025 che sta per concludersi non avete visto questi film, vi consigliamo assolutamente di recuperarli.
“U.S. Palmese”, dei Manetti Bros.
Immaginate Maradona o Ronaldo il “fenomeno” su un campo da calcio malconcio di una paesone della Calabria. Un sogno impossibile che i Mainetti Bros. trasformano in realtà. Solo che il protagonista è un giovanissimo campione francese che ha perso la testa per il successo. E così accetta di lasciare il palcoscenico delle stelle per giocare in Eccellenza con la Palmese. Ingaggiato con una colletta dei cittadini di Palmi. Tutto da gustare.
consigliato da Giovanni Tizian
“After the hunt”, di Luca Guadagnino
Il dramma diretto da Luca Guadagnino è il racconto delle dinamiche che si innescano intorno a una accusa di molestie a Yale ai danni di una studentessa da parte di un docente. Julia Roberts, professoressa amica di entrambi, incarna i dubbi personali e le contraddizioni del presente, e il film è una analisi spietata dei rapporti di forza tra generi, ma anche tra diverse classi sociali.
consigliato da Giulia Merlo
“Paternal leave”, di Alissa Jung
Ambientato al mare d’inverno, Paternal leave parla di figli più che di padri: come si cresce col peso di un’assenza. Leo cerca risposte, così lascia Berlino e arriva a Marina Romea. Il padre lo trova lì, sulla spiaggia romagnola: è arrivato il momento di avere le risposte a molte domande. Chi siamo? Di quale destino siamo l’ultimo anello? Un film sull’identità, con una bella colonna sonora di Giorgio Poi.
consigliato da Enrica Riera
"The Brutalist”, di Brady Corbet
The Brutalist prende le budella e le strizza. L'Oscar di Adrien Brody, che interpreta László Tóth, l'architetto ungherese scampato per miracolo a Buchenwald, è meritato dal primo all'ultimo grammo di statuetta. Nel dramma storico dell'Olocausto si inserisce il dramma personale di un emigrante che negli Stati Uniti deve ricominciare da zero finché un ricco imprenditore decide di dargli il palcoscenico che merita. Da lui, e solo dalla sua benevolenza, dipende la seconda vita del protagonista e la faticosa costruzione di una nuova esistenza. Ma quel che resta di questo colosso cinematografico (smisurato anche nella durata) è il senso di dignità. Che chi sa il fatto suo, come László Tóth, non perde neanche nei contesti peggiori.
consigliato da Lisa Di Giuseppe
“Follemente”, di Paolo Genovese
Follemente smaschera ogni spettatore, lasciandolo ridere a crepapelle mentre si addentra nella completa autenticità della natura umana, maschile e femminile. Qui ogni emozione ha un volto e lo scontro tra i sessi viene esplorato in una chiave originalissima. Ma soprattutto è un film con un vero, grande, plus: quello di mostrare in chiave ironica quanto siamo ancorati a quegli stereotipi che, socialmente, ci imponiamo di abbattere.
consigliato da Carmelo Leo
“Springsteen: deliver me from nowhere", di Scott Cooper
È un biopic circoscritto che riesce però a dire moltissimo. Nel racconto della genesi di un album sui generis come è Nebraska emerge una storia che parla del ciclo della violenza, del rapporto tra padri e figli. E soprattutto di perdono e redenzione. Jeremy Allen White nei panni di Bruce Springsteen è perfetto, il personaggio di Jon Landau (interpretato da Jeremy Strong) sorprendente.
consigliato da Maria Tornielli
"A Complete Unknown”, di James Mangold
Più che un film su Bob Dylan, è un film sulla forza della musica. Non cerca di spiegare il perché e il per come di un genio: sono le canzoni, i momenti, a dare il senso al racconto. Incredibile Chalamet (suona in diretta, senza playback), indimenticabile la scena in cui suona Masters of War in un localetto del Village mentre il mondo crede di essere sull’orlo della terza guerra mondiale.
consigliato da Roberto Brunelli
“Un semplice incidente”, di Jafar Panahi
Basta il cigolio di una protesi per riconoscere il proprio aguzzino. Soprattutto se sei stato torturato nella prigione di Evin, a Teheran. Ma cosa succede quando hai tra le mani il tuo torturatore e puoi finalmente vendicarti? Ridendo come in una commedia, Panahi ci ricorda che la democrazia si costruisce nel privato silente delle nostre scelte.
consigliato da Simone Libutti
"Back in Action”, di Seth Gordon
Per molti può sembrare la classica pellicola d’azione già vista, ma è proprio la sua leggerezza il punto di forza. Un film senza troppe pretese, ideale da guardare sul divano. Cameron Diaz torna sullo schermo dopo oltre dieci anni, affiancata da Jamie Foxx, in una commedia d’azione che racconta la vita di due ex spie alle prese con la famiglia.
consigliato da Chiara Ascani
“La voce di Hind Rajab”, di Kaouther Ben Hania
Sarebbero bastati 8 minuti per salvare una bambina di 5 anni bloccata a Gaza, tra i cadaveri della sua famiglia, in una macchina colpita da 355 pallottole da un tank israeliano. La burocrazia come strumento di annichilimento e disumanizzazione. La voce di Hind Rajab ci mostra senza retorica l’impotenza dei soccorritori della Mezzaluna rossa palestinese. E la responsabilità, la nostra, di permettere che ciò accada sotto gli occhi di tutti e sia legittimato.
consigliato da Marika Ikonomu
“La donna della cabina numero 10”, di Simon Stone
Anche se la protagonista è una giornalista del Guardian, questo film ha poco a che vedere con il mestiere. Ma poco importa perché La donna della cabina numero 10 si rivela un interessante thriller psicologico che per un'ora e mezzo ti tiene incollato davanti allo schermo per capire le personalità e le storie di un gruppo di miliardari che trascorrono una settimana dentro uno yatch lussuosissimo.
consigliato da Youssef Hassan Holgado
“Emilia Pérez”, di Jacques Audiard
Di quanti peccati ci si può redimere? È possibile rinascere da un passato criminale, violento, spregevole? Diventare persone nuove, essere nuovi dentro e fuori. Riparare agli errori, esporsi al dolore, rinunciare a tutto. A testimoniare la qualità di Emilia Pérez sono il successo e i premi più prestigiosi. Se servisse una parola per descrivere questo cocktail estetico di generi e rappresentazioni problematiche sarebbe: coraggio.
consigliato da Danilo Fastelli
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