Fran Drescher alias Francesca Cacace, non è più solo la protagonista de “La Tata”, una delle sit-com più famose degli anni Novanta. A capo del sindacato deli attori Sag-aftra dal 2021, Drescher ha dichiarato giovedì durante una conferenza stampa l’inizio dello sciopero dei 160mila attori rappresentati dalla gilda.

Indignata e agitando i pugni, la leader si è scagliata contro i produttori cinematografici e ha urlato: «Sono scioccata dal modo in cui le persone con cui siamo stati in affari ci trattano» e ha aggiunto «È disgustoso, che si vergognino!».

Il Sag-aftra è un sindacato fortemente diviso in correnti a differenza della gilda degli scrittori, ma Drescher fa parte del sottogruppo “Unite for strenght” e il caposaldo della sua campagna elettorale per diventare segretario generale della gilda – con cui ha battuto l’attore Matthew Modine – è stato l’appianamento di tutte le differenze tra le fazioni così da combattere uniti contro le tre minacce attuali del mercato attoriale:

  • mancata regolamentazione delle auto-registrazioni per le audizioni
  • privazione delle royalty per i film sulle piattaforme di streaming
  • utilizzo estensivo dell’intelligenza artificiale

La linea Drescher sembra aver funzionato. Alla votazione per l’adesione allo sciopero all’inizio di giugno ha votato a favore il 97,7 per cento del sindacato, un successo che ha portato all’appoggio della sua candidatura per la rielezione anche da parte di “Membership First”, la fazione rivale di “Unite for Strenght”.

Nelle ultime settimane però la “Tata” ha attirato alcuni commenti negativi. Quando a fine giugno si era detta ottimista per il futuro delle trattative con gli studios, più di mille attori – tra cui Meryl Streep e Jennifer Lawrence – hanno firmato una lettera in cui esprimevano preoccupazione alla leadership sindacale per non aver preso in considerazione la loro volontà di scioperare.

Tra i tanti attori che hanno aggiunto la loro firma alla lettera c’era però anche la stessa Drescher, forse per rassicurare la sua base che le sue volontà non sarebbero state tradite. 

Ma un’altra polemica l’ha raggiunta pochi giorni fa. Lunedì Drescher si trovava in Puglia per partecipare a un evento di Dolce&Gabbana. In una dichiarazione, una portavoce del sindacato degli attori ha affermato che la signora Drescher stava lavorando come «ambasciatrice del marchio» per la casa di moda italiana, che l'impegno era «pienamente noto al comitato di negoziazione» e che mentre si trovava in Italia la leader aveva «sempre partecipato a tutte le riunioni in videoconferenza».

Chi è la Tata?

Fran Drescher è nata il 30 settembre del 1957 nel Queens, un quartiere di New York. Di famiglia ebraica, ha origini rumene e polacche. E nella versione originale de “La Tata”, Francesca Cacace è per certi versi il suo alter ego. Viene anche lei dal Queens, ha origini ebraiche e i membri di tutta la sua famiglia hanno nomi presi dai suoi genitori e parenti.

D’altronde Fran non è solo l’attrice protagonista della serie ma anche la sua creatrice, insieme all’ex marito e compagno di una vita Peter Marc Jacobson. Drescher e Jacobson si sono sposati nel 1978 e dal 1993 al 1999, anno del loro divorzio, hanno co-prodotto la serie. Ma la collaborazione creativa è continuata con la serie “Happily divorced” ispirata alla loro storia.

È evidente che per le loro produzioni Drescher e Jacobson pescano parecchio dalle loro vite personali e infatti in molti che conoscono “La Tata” non si sono stupiti per l’impegno politico dimostrato dalla sua protagonista nella vita reale.

In una scena di un episodio della celebre serie, Francesca si rifiuta di entrare nella sala di un lussuoso evento insieme al suo datore di lavoro perché fuori i camerieri stanno facendo un picchetto di protesta. «Mia mamma ha tre regole» dice nella scena, «non toccare niente nei bagni pubblici, non superare mai mai mai un picchetto di protesta e… qual era la terza? Ah sì non indossare mai olio di muschio allo zoo». 

E i suoi valori non sono cambiati nel tempo. Nel 2017 il New York Magazine l’aveva definita nel titolo di un articolo «la vostra nuova icona anti-capitalista preferita» per la quantità di volte che in quel periodo si era espressa sul tema sui social network.

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