Ultima classifica di novembre, prima del rush finale natalizio. Testa a testa tra il thrillerone geo-politico di Ken Follett Per niente al mondo, tallonato dall’atmosfera allegra e leggera di Una vita nuova, il romanzo di Fabio Volo. Entrambi da Mondadori. È la conferma del ruolo egemone di due veterani, best selleristi seriali da almeno vent’anni. Il gusto mainstream va sul sicuro, il pubblico per le feste non vuole sorprese, esperimenti, sòle.

Terzo è il romanzo Diario della fine del mondo di Lyon, star dei game e dei social, amato dai più giovani. Da Magazzini Salani. E poi la cucina, a Natale si mangia. Quella tradizionale e casalinga di Benedetta Rossi, quarta, e quella botanica e vegana di Carlotta Perego, quinta per Gribaudo. Ed è la prima novità.

Cucina botanica

Carlotta Perego è la fondatrice di Cucina botanica, progetto digitale che ha come obiettivo il racconto di un’alimentazione e soprattutto di uno stile di vita più sani e sostenibili. ​Laureata in design, ha lavorato nella moda, ma amava più dei vestiti la cucina e le piante. È volata a Los Angeles, dove ha studiato cucina vegetale, e lì è diventata insegnante di cucina vegetale e crudismo.

Tornata in Italia, ha deciso di insegnare quello che ha imparato a chi odia il burro. Mangiare vegetale per lei significa infatti mangiare vegano, quindi evitare l'utilizzo di prodotti animali: carne, pesce, uova, latte e latticini, miele. Se si pensa che questo significhi non mangiare più nulla, ci si sbaglia. E in questo libro si possono trovare tante ricette, con ingredienti altamente nutrienti come ceci, lenticchie, legumi in generale, cereali integrali, frutta secca, semi, latti vegetali di qualsiasi tipo. Una mappa per orientarsi nel mondo della cucina vegetale, percorrendo nuove strade e sperimentando nuovi sapori.

Parole manomesse

Anche nella saggistica testa a testa tra due veterani. Con i libri di Bruno Vespa e Gianrico Carofiglio. Vespa spiega al suo pubblico, televisivo e anziano, Perché Mussolini rovinò l’Italia (e come Draghi la sta risanando), Mondadori. Un testa-coda storico e politico tra gli anni tragici conclusi con l’arresto del duce e l’Italia del Covid-19, che fatica a uscire dalla pandemia provando a rimettersi in moto.

Rosa Luxemburg diceva che chiamare le cose con il loro nome è un gesto rivoluzionario. Stella polare seguita da Carofiglio con La nuova manomissione delle parole, da Feltrinelli. Un libro politico che era apparso nella sua prima edizione undici anni fa. Un’altra epoca. Il linguaggio era quello dell’ascesa di Silvio Berlusconi, che è divenuta la premessa di nuove manomissioni. Per segnalare le nuove ferite del nostro linguaggio il saggio è stato aggiornato con le nuove torsioni della lingua prodotte dall’avanzata populista.

Surfando da Aristotele a Bob Marley, scopriamo gli strumenti per restituire alle parole il loro significato e la loro potenza originaria. Salvare le parole dalla loro manomissione significa essere cittadini liberi. Quando la democrazia vacilla e la sfera pubblica deve contenere i canali labirintici dei social, l’uso delle parole può produrre trasformazioni drastiche della realtà. Attraverso il linguaggio si esercita il potere della manipolazione e della mistificazione. Perciò le parole devono tornare a aderire alle cose.

Zerocalcare

Ma la vera novità, il cambio di paradigma, qualcosa che non avevamo mai visto, lo vediamo guardando la classifica di Amazon. Giovedì è uscito da bao Niente di nuovo sul fronte di Rebibbia, il nuovo romanzo a fumetti di Zerocalcare. Zero è primo con questo e secondo con la storica Profezia dell’armadillo. Nelle prime trenta posizioni c’è tutta la sua backlist, nove titoli. Duemila pagine disegnate in sette anni.

E ora trainate dal successo della prima serie tv di animazione realizzata dal fumettista romano, Strappare lungo i bordi, da una settimana in testa alle preferenze su Netflix in Italia. Coi personaggi doppiati tutti da lui, con l’irresistibile sound del suo romanesco ciancicato, espressivo e strascicato, con l’eccezione dell’Armadillo, cui presta voce un altro romano, Valerio Mastandrea.

Usando il fumetto, Zerocalcare è il più importante narratore popolare italiano. È un prodigio editoriale. È un fantasista nella capriola semiotica del passaggio, perfettamente riuscito, dal disegno in bianco e nero all’animazione coloratissima. È il poeta dei centri sociali e della loro lingua, un idioletto dialettale, pittorico, umoristico e identitario reso globale dalla piattaforma. Dal punk a Netflix, nell’epoca dell’entertainment globale e ubiquo. E tutto senza perdere identità: linguistica e politica.

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