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L’ultimo libro di Ginevra Lamberti è un romanzo complesso, scritto in una lingua sempre diversa e sempre controllata che non ha paura di chiedere al lettore impegno e acutezza.
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Sperimentazione letteraria? Romanzo psicologico? Saga familiare? Affresco balzacchiano della società italiana?
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Forse possiamo evitare di decidere e seguire Emanuele Trevi che ha detto, come giustamente ricordato in quarta di copertina: «Ginevra Lamberti è impegnata in questo strano genere letterario che è “scrivere bene”». Auspichiamo che continui.
Costanza ha 7 anni e vive in una casa gialla che hanno costruito i suoi, in un paesino della mezza montagna veneta affacciato su una valle, una statale, una città con le sue fabbriche e i suoi uffici, poi l’autostrada, Mestre, il mondo. Costanza ha 16 anni e non ce la fa più a stare rinchiusa nella valle. Ma ha un’amica, un’amica del cuore, Livia. Ed è l’Italia degli anni ’70, autostop, concerti, tende e risvegli in spiaggia. Costanza ha 20 anni ed è scappata a Milano, ma senza Livia. Per



