Amadeus e Fiorello disinnescano la sessualità non conforme con i loro balletti e parodie, nonostante i tentativi di Achille Lauro di abbattere le barriere tra i generi. Ma qualcosa forse sta davvero cambiando
Il festival di Sanremo, quest’anno, ha avuto un compito difficilissimo: mentre direttore artistico e autori si dannavano per portare a casa l’evento tra mille difficoltà, dovevano contemporaneamente regalare alle case degli italiani leggerezza ma anche «veicolare messaggi positivi».
Tra i messaggi positivi c’erano quelli della parità di genere, dell’orgoglio femminile, e la divulgazione del “gender fluid” (cioè di chi si sente di volta in volta maschio o femmina, o neutro).
- È accaduto che la parte principale, in questo senso, è toccata ad Achille Lauro. Dunque l’ipotesi del gender fluid è stata digerita dalla cultura di massa?
Quando un po’ di anni fa, per dare una più larga possibilità di opzioni, Facebook modificò l’elementare menu a tendina che chiedeva ai nuovi utenti di specificare se fossero maschi o femmine, mi parve una buona idea. Se uno non si riconosce in una opposizione così brutalmente binaria, perché imporgliela? Immaginavo, lo confesso, alternative piuttosto banali come bisessuale, transessuale, ermafrodito. Io da giovane, da maschio che desiderava altri maschi, ero comunque convinto che i generi fosse



