La rinascita, goccia dopo goccia. Storia delle gastronome ribelli

Una goccia d’acqua può deviare il corso della natura. Così si formano le stalattiti eccentriche che sfidano la forza di gravità. Anziché allungarsi in verticale, sviluppano percorsi orizzontali o addirittura si piegano verso l’alto. Perché l’acqua scorrendo sulla superficie incontra delle imperfezioni. In quel punto la goccia deposita calcare che inizia a creare una deviazione. La goccia successiva seguirà quindi un percorso nuovo. È la scoperta che ha fatto Laura Donadoni nelle grotte di Castellana di Bari. «In quel momento ho pensato che le donne che racconto sono proprio come le gocce che hanno dato vita alle stalattiti eccentriche: sanno costruire sulle imperfezioni, trovare nuovi punti di partenza, sfidare le leggi della natura. La potenza di una goccia viene spesso sottovalutata. Come capita a ognuna di noi, quando ci fanno credere che non siamo abbastanza. Invece, una goccia può far traboccare un vaso, una goccia che scende lungo le guance può contenere le frustrazioni di una vita, la nostalgia, la felicità. Se scende lungo le tempie può essere paura o fatica. Basta una goccia di un’essenza, pura, forte, per cambiare il sapore di un piatto. Una goccia contiene un mondo e con altre gocce può costruirne uno nuovo, l’ho visto con i miei occhi, 72 metri sotto terra. Spesso, per cambiare tutto, basta una goccia». La nuova normalità del meal prep: abbattere costi e sprechi senza ossessionarsi Una vita autentica Così scrive Laura Donadoni, scrittrice, giornalista e wine educator, oggi di base in California, nel suo nuovo libro che si intitola per l’appunto Basta una goccia. Storie di gastronome ribelli (Slow Food editore, settembre 2025). Un mosaico di donne ordinarie che con coraggio e uno sguardo diverso sono diventate straordinarie. «Sono donne che sono riuscite ad arrivare a vivere una vita autentica. È questo il loro successo, non importa diventare Cavaliere della Repubblica o casara. Quello che conta per loro è trovare il coraggio di guardare in faccia la propria vita e capire cosa le rende felici». Sono donne che hanno sfidato la voce antica del “non sei abbastanza” inventando grappe rivoluzionarie come Giannola Nonino, salvando tradizioni rare come Donatella Marino che nel Cilento mantiene viva l’antichissima pesca di menaica, sfornando dolci per resistere a un’infanzia traumatica in convento come Maria Grammatico a Erice. O come Pina Amarelli che ha trasformato la storica fabbrica di liquirizia in un simbolo del made in Italy nel mondo. Attraverso il lavoro della terra, la cucina e l’impresa hanno saputo fare delle loro storie personali una forza collettiva. Sono donne che sanno bastare a se stesse e che con determinazione hanno cambiato il gusto, il pensiero, il destino dei luoghi che abitano. Nonostante i fallimenti, gli ostacoli, le lacrime, il sudore. «Spesso i momenti di crisi si rivelano opportunità. In quei momenti in particolare bisogna avere il coraggio di fidarsi dell’intuito. Siamo abituati a pensare che la razionalità deve prevalere per potere fare scelte logiche e convenienti. Invece dovremmo ascoltare di più quella voce interiore che permette di prendere le decisioni giuste per se, anche se le persone più vicine non approvano. In questo senso il cibo può diventare un atto di libertà, aiuta a trovare la propria autenticità». Perchè non c’è vino senza associazionismo: così viene sponsorizzata Napa nel mondo Storie di rinascita Emblematica è la storia di Erica Mazzola, che ha lasciato la sua casa nella provincia bergamasca per trasferirsi tra le vette della Val Brembana, dove ha iniziato il suo percorso per diventare pastora, poi casara, una donna di montagna, libera. Oggi il suo formaggio, lo Storico Ribelle, è Presidio Slow Food. «Non era la strada più facile. Non era quella che tutti avevano immaginato per lei. Ma era la sua». Nelle storie di rinascita di queste gastronome ribelli, Laura Donadoni si rivede. Dopo gli inizi come giornalista nella sua Bergamo, Donadoni è stata costretta a trasferirsi negli Stati Uniti dove ha ricominciato da zero diventando in poco tempo esperta di vino e sommelier di successo, fondando uno dei wine blog e canali Instagram più seguiti, The Italian Wine Girl. Il vino le ha cambiato la vita, ma anche lei sta cambiando il modo di raccontare il vino. «Negli Stati Uniti dopo il Me Too il settore è diventato molto più inclusivo. In Italia, invece, è ancora molto maschile e ingessato. Mi sono imbattuta in moltissime storie di donne discriminate, come racconto nel mio libro Intrepide, perché si sa che ‘non sanno nulla di vino’. Oggi abbiamo tante aziende vinicole condotte da donne, ma nelle stanze dove si prendono le decisioni non ci sono quasi mai. Io stessa ho avuto difficoltà a farmi ascoltare». Perciò oggi Laura Donadoni è orgogliosa di annunciare che «per la prima volta nella storia l’Unione europea ha stanziato un milione e 700mila euro per un progetto sulla discriminazione di genere nel mondo del vino. Ho partecipato alla redazione di questo progetto che permetterà di fare formazione nelle aziende vinicole per renderle più inclusive». La forza silenziosa di una goccia può aprire nuovi corsi.