La situazione drammatica del conflitto scatenato dalla Russia di Putin contro l’Ucraina e le sue diverse conseguenze, a partire da quelle umanitarie, impongono e presumibilmente imporranno ancora per molto tempo l'attenzione di tutto l’Occidente e non solo: uno dei momenti più difficili della storia europea del secondo dopoguerra. 

Un mese di guerra dovrebbe esserci bastato per riflettere almeno un poco su quanto le cose possano cambiare repentinamente.

Ucraina e l’Italia sono due luoghi e paese uniti da una storia lunga, ma poco conosciuta. Il legame tra i due paesi, uno sul Mediterraneo, l’altro volto tutto ad Oriente, è culturale ma anche economico, sociale e storico. In particolare, due città hanno dialogato nel tempo, trovandosi incredibilmente connesse: parlo di Napoli e di Odessa.

Due città – apparentemente così diverse e lontane – interconnesse attraverso un filo che non si vede, nascosto ma molto forte.

Una storia poco conosciuta lega a doppio filo Odessa e Napoli. La fondazione della bella città ucraina, affacciata sul Mar Nero e protagonista dell’attuale conflitto di difesa contro la Russia superpotenza, è strettamente legata alla nostra città.

Le origini di Odessa 

La fondazione di Odessa, infatti, ha le sue radici nelle azioni di un napoletano. A fondarla, nel 1794, fu proprio un napoletano, Josè de Ribas: un nobile spagnolo nato a Napoli al servizio dell’Ammiraglio Gregorij Potmkin, principe e amane della zarina che dopo la sconfitta dell’impero ottomano intendeva estendere verso occidente il grande impero russo. 

A Odessa l’italiano fu una lingua semi-ufficiale per molto tempo, lingua di mercanti e amministratori: in uso per ogni documento anche per il passaporto.

Nel XIX secolo a Odessa erano presenti e attivi più di mille italiani tra marinai, commercianti ma anche artisti e letterati. La città, originariamente chiamata “Odesso”, fu ribattezzata “Odessa” dalla zarina Caterina II di Russia.

La città, acquisendo un nome femminile, avrebbe acquisito anche forza ed importanza a detta della regnante. Odessa nel 1850 contava circa tremila mila abitanti, quasi tutti italiani e di origine meridionale. Fu rilevante il loro contributo per lo sviluppo economico, sociale e culturale della città: l’italiano era la lingua ufficiale ed ogni documento era scritto in questa lingua.

Giovanni Capuano ed Edoardo Di Capua composero O’ sole mio a Odessa ispirandosi non al golfo di Napoli ma allo spettacoloso panorama che offriva la città russa sul Mar Nero. Ma sul finire del XIX secolo la comunità italiana s’era di molto ridotta: nel censimento del 1900 contava soltanto 286 italiani.

Dopo oltre due secoli, l'Italia è ancora parte della memoria della città: l’Opera di Odessa e la Chiesa della Trinità sono stati realizzati su progetto dell’architetto napoletano Francesco Frapolli e al fondatore Ribas sono dedicate due statue una in via Deribasovskayao dello scultore ucraino Alexander Knyazik - inaugurata per il bicentenario dalla città - e un busto nella zona del porto. Al teatro dell’Opera recitarono celebri attori italiani come Tommaso Salvini e Ernesto Rossi e la celeberrima in tutto il mondo Eleonora Duse.

Oggi Odessa con il suo milione di abitanti è la quarta città più popolosa  dell'Ucraina dopo Kiev, Charkiv e Dnipro, nei secoli è stata una delle città portuali più importanti dell'impero russo, e soprattutto nei primi anni della sua fondazione poteva essere considerata "una piccola Italia" nell'impero zarista. José de Ribas, ufficiale della Guardia Napoletana fondò la città convincendo l'imperatrice Caterina la Grande a costruire un porto sul mar Nero.

Era una scelta strategica: alla Russia serviva un porto a sud, visto che quelli del nord diventavano impraticabili in inverno a causa del ghiaccio.

 Ben altro si può trovare nel volume di Charles King, docente di Affari internazionali alla Georgetown University, Washington che ha scritto un libro sul tema: Odessa, Einaudi 2014. Oggi purtroppo indisponibile in libreria.

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