- La grande distanza geografica e il lungo distacco linguistico-culturale avevano purgato il mio italiano di molte convenzioni per renderlo semplicemente la lingua giocosamente reinventata da me e dai miei figli su un’isola in mezzo all’oceano pacifico.
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Eppure con quell’italiano scorticato, quasi nudo, sentivo di poter descrivere con maggiore sincerità e precisione luoghi, persone, stati d’animo.
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Il mio rapporto intimo con la lingua man mano si è intensificato a tal punto da farmi pensare che le parole sulla pagina scaturissero direttamente dall’anima, spiegazione che mi è parsa ancora più plausibile con la stesura del mio secondo romanzo appena uscito L’americana.
Solo scrivendo in italiano riesco ad arrendermi alla felicità
28 settembre 2021 • 11:06Aggiornato, 28 settembre 2021 • 11:07