Tornano per Mondadori Tutte le poesie di uno dei maggiori poeti della seconda metà del Novecento: come pochi ha saputo ritrarre la sua città, tra storia e dimensione privata
- Luciano Erba (1922-2010) fu tra i più originali cantori di Milano. Erba l’ha voluta scandagliare nelle pieghe più nascoste e frementi, dove l’insieme urbano, la sua rigidezza e spigolosità, convivono con un guizzo, un fiore, un colore improvviso
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Francesista, ha insegnato all’Università Cattolica per tutta la vita. Le sue raccolte hanno vinto i maggiori premi, il Viareggio, il Bagutta, il Montale-Librex, il Mondello, il Pen Club.
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La grande lezione di Erba è far entrare la Storia per rifrazioni, puntando su un oggetto rivelatore: bicchieri, fiori, occhiali, la ferrovia. La sua città è reale e nello stesso tempo non lo è
Si farebbe un grosso torto alla storia della poesia italiana della seconda metà del Novecento (e dei primi anni Duemila) se non si insistesse nel dare il giusto ruolo a Luciano Erba. Accanto a Montale, Caproni, Penna, Zanzotto, Amelia Rosselli, tutti gli altri e altre, tra i grandi della nostra epoca è ora che trovi il suo giusto spazio anche il poeta milanese. Oggi che si celebra il suo centenario e che Mondadori manda in libreria la monumentale edizione tascabile di Tutte le poesie (a cura



