Se non hai un suo ritratto, a Milano, non sei nessuno. Aristocratici, baroni universitari, industriali. Persino i loro cani ne hanno uno. Da giorni stava male, il Covid si è portato via anche lui, il grande fotografo Giovanni Gastel, 66 anni.

Pochi giorni fa, appena prima del Festival di Sanremo, aveva fotografato Malika Ayane per la linea di Chiara Boni La petite Robe. Ne era entusiasta. Chi l’ha conosciuto sa che la sua cifra era la modestia, e il talento. In tutti i volti che ha fotografato è riuscito a cogliere l’anima. Ne sa qualcosa Barack Obama. Aveva pochi minuti prima della sua conferenza sul clima ed è riuscito nell’impresa. Lo ha fatto sorridere chiedendogli come mai gli Stati Uniti avessero eletto Trump dopo di lui. Anche quello scatto, insieme ad altri 200, è stato appeso al Maxxi di Roma per la sua mostra, The people I like, a cura di Uberto Frigerio con allestimento dello Studio Lissoni.

Un suo clic ha fatto cambiare idea anche a Michael Stipe dei Rem. Il cantante gli aveva concesso poco tempo ma dopo i primi scatti è rimasto con lui tutto il giorno. «L’ho dovuto cacciare», raccontava Gastel divertito.

Ma la lista dei famosi potrebbe andare avanti all'infinito. Nipote di Luchino Visconti – figlio di Giuseppe Gastel e Ida Visconti di Modrone - è sempre stato libero dagli schemi, amato in tutti gli ambienti proprio per la sua umanità. Ed eleganza senza pari. Scrittore e poeta prima, e fotografo poi, non ha mai fatto segreto di essere stato un’autodidatta. Ha iniziato a lavorare per Vogue negli Anni 80 quando è partito il made in Italy. Fu il critico e amico Germano Celant a fargli togliere l'etichetta di fotografo di moda. «Tu sei un fotografo e basta», gli ricordava Celant. Tante, infinite le collaborazioni. I giochi di luce sono stati la sua firma, amava insegnare ai più giovani e dedicarsi alle opere benefiche. Molte mostre e ritratti sono stati fatti a fin di bene, come “Lo chiedo anche a te!”, la prima campagna di comunicazione della Fondazione IEO/CCM, ideata da Luca Stoppini e firmata da lui, Giovanni Gastel. O per l'asta "Scatti per Bene", promossa e organizzata dall'associazione Caf in collaborazione con la casa d'aste Sotheby's.

I ritratti di animali

Dicevamo i cani, li adorava. La prima volta che incontrai Gastel era a un evento alla Rinascente, sarà stato una decina di anni fa, forse di più. Aveva ritratto Lulà, la barboncina di Afef Jnef e Meringa, la volpina di Alessandra Gucci. Ce n’erano anche altri, tutti in vendita per beneficenza. Non avevo mai visto dei ritratti di animali così vivi. Lui era lì, elegantissimo, come un dandy. Mi presentai e lui mi accolse come se fossimo amici da sempre. Mi colpì la sua gentilezza e umanità, oggi come allora sono pochi i grandi fotografi a prestare il loro talento per gli animali. Fu molto amato, dagli amici, dalla famiglia, da chi lo incontrava per caso. E anche dai tanti giovani appassionati di fotografia che si interfacciavano con lui e gli chiedevano consigli. Lui si divertiva a ricordare una frase dello zio Luchino Visconti: «Dimenticatevi i soldi e il successo: se c’è da vendere una casa per creare il prodotto, vendetela. E studiate, studiate tanto».

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