Cultura

Il genio di Kanye West vaga nella sua Babele interiore

WALIK GOSHORN
WALIK GOSHORN

Il documentario Jeen-Yuhs ripercorre con immagini iperreali la vicenda di uno Shakespeare di strada dalle prime rime all’impero di Ye, passando per una rinascita ultrareligiosa circondata da un alone di confusione esistenziale

  • Il documentario di Netflix Jeen-Yuhs segue la vita professionale di Kanye West dal 1995, quando non era nessuno, con le immagini da camcorder e la voce fuori campo dell’amico Clarence Simmons detto “Coodie”.
  • C’è qualcosa di religioso nella febbrile ossessione con la quale il rapper di Chicago mette in pratica i suoi progetti. Qualche volta li chiama sogni. Altre volte sono visioni.
  • L’artista che ha saputo fare uscire le sue parole anche dalla bocca cucita oggi è condannato a una specie di deriva semantica che abbraccia idealmente tutti i complottisti, i paranoici, i matti che ci circondano così numerosi.

L’ex direttore del mensile Forbes, Zack O’Malley Greenberg, ha pubblicato la classifica dei meglio pagati nell’hip-hop lo scorso anno. Primo Jay-Z con 470 milioni di dollari, secondo Kanye West (meglio Ye, il suo nuovo nome) con 250 milioni. Più di dieci anni fa, quando uscì Watch the Throne, l’album firmato da entrambi, Forbes aveva certificato le stesse posizioni con cifre dieci volte minori: 37 milioni a 16.  La novità è che i guadagni del 2021, complice anche la pandemia con l'interruzi

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