Più lettori che elettori. Almeno così pare, incrociando i dati della classifica dei libri della settimana con quelli dei sondaggi sulle intenzioni di voto per Italia Viva. Lui è sempre competitivo, e certo non gli spiacerà essere primo davanti a Saviano. Si presenta così, come Il mostro. Da Piemme. Cioè lui, perseguitato e martire. Delle procure. Mostrificato da una magistratura ingiusta e persecutoria. Suona tutto un po’ già sentito. Ricordate Berlusconi? È come se il tempo non passasse mai. Anzi si torcesse all’indietro, come in fisica. E il Cavaliere, a 85 anni, è ancora alle prese con Ruby Rubacuori e la richiesta di dieci milioni di danni per avere sputtanato, discredito planetario, il paese con il bunga bunga e le cene eleganti con la nipote di Mubarak. Renzi usa una retorica analoga, quella dell’indignazione, anche un po’ astiosa, tutta volta al passato. Indorando, con nostalgia, i bei tempi andati. Quelli del suo governo e del potere. È un riassuntone, ben montato e credibile, il suo. E agli italiani, come già si era visto con i best seller della ditta Palamara Sallusti, piacciono i libri di bandiera, quelli manicheisti, dove ci si possa dividere e tifare, i buoni contro i cattivi, i giusti contro i mascalzoni, i furbi contro i coglioni.

Ora, come è giusto, la parola tocca a Renzi. «In questo libro racconto dei fatti. Atti e fatti. Non ci sono commenti, suggestioni, analisi sociologiche. Ci sono dei dati di fatto che forse vi faranno pensare. Hanno arrestato i miei genitori con un provvedimento subito dopo annullato, hanno sequestrato i telefonini ai miei amici non indagati, hanno cambiato nomi nei documenti ufficiali per indagare sulle persone a me vicine, hanno scritto il falso in centinaia di articoli, hanno pubblicato lettere privatissime tra me e mio padre, mi hanno fotografato negli autogrill e mentre uscivo dal bagno di un aereo, hanno controllato e pubblicato tutte le voci del mio estratto conto, hanno violato la Costituzione per controllare i miei messaggi di whatsapp. Io non voglio fare la vittima. Voglio raccontare ciò che è successo dicendo perché ho scelto di combattere a viso aperto contro le ingiustizie. Perché ho scelto di denunciare in sede civile e penale, convinto che la legge sia uguale per tutti. Per i politici, certo. Ma deve essere uguale per tutti davvero, anche per certi magistrati, anche per certi giornalisti.
E mentre racconto atti e fatti che mi hanno reso un mostro agli occhi di molti miei connazionali, torno a confessare che io rifiuto il vittimismo. Perché io sono e resto un uomo felice. Chissà che sia questo ciò che - alla fine - non mi perdonano. Alla fine delle 189 pagine forse non cambieranno idea su di me. Ma di certo cambieranno idea sul Paese, sulle istituzioni e sugli ultimi dieci anni.».

Il comunismo albanese

E poi lo spirito del tempo propone alla classifica un bizzarro vento d’Albania, di racconto dell’ultima dittatura dei paesi comunisti. Guida la truppa il romanzo di Ermal Metal, Domani e per sempre, La nave di Teseo, che le groupies issano al primo colpo al quinto posto della narrativa italiana. E poi Volevo essere Madame Bovary di Anilda Ibrahimi, da Einaudi. Nata in un paese del socialismo reale dove la donna lavora come l’uomo e la bellezza è un reato. Divora i libri di Tolstoj e Flaubert, ma anche quelli di propaganda secondo cui l’ideale femminile è sposarsi e lavorare in campagna. Infine il bellissimo memoir della filosofa politica della London School of Economics Lea Ypi: Libera, da Feltrinelli. Segreti di famiglia, rivoluzione, guerra e risveglio politico nei Balcani, in un regime fatiscente e sospeso tra la fine del comunismo e la fatica di entrare in Occidente. Da bambina Lea sa che esiste la Coca-Cola solo perché nel mercato nero girano alcune lattine vuote, che diventano suppellettili rarissime. Ma non c’è nulla che sia più forte dell’amore di Lea per la libertà.

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