Settembre nero è una ricerca del tempo perduto e un ragazzi della via Pál per i nati negli anni Cinquanta, un musical struggente, la conferma che l’estate è un genere letterario, il più bello che c’è. Sin dal suo secondo romanzo, Gli sfiorati, si è detto che Veronesi era l’erede di Alberto Moravia: Settembre nero è un Agostino stereo: la sua disillusione era sessuale, quella del dodicenne Gigio è epocale
Gigio Bellandi è un ragazzo di 12 anni, toscano, papà avvocato e appassionato di vela, mamma irlandese, una sorella. Va tutto bene (come dicono nei film americani quando le cose volgono al peggio): i suoi si amano (il padre con slancio poetico loda i capelli rossi della moglie paragonandoli «al colore di un’alba di maggio in Cornovaglia»); la sorella Gilda è adorabile; lo zio Giotti, che poi non è davvero uno zio, è una sagoma; il Capecchi, il giocattolaio di Vinci, il paese dove abitano i Bella



