1986. La bambina vede rosso dal finestrino della Fiat 126 che procede lenta bucando il calore estivo nella stradina di Trastevere. Scarpe rosse scollate con i tacchi alti, calze rosse velate, vestito rosso corto e aderente, ombrellino rosso per il sole. Niente biancheria, la bambina se ne accorge nel momento in cui la donna bionda e alta, che cammina ondeggiando regale al lato della strada, si ferma e tira su il vestito quasi fino all’ombelico, scoprendo le cosce sode e un grande culo color latte. La donna tiene in equilibrio l’ombrellino rosso incastrandolo tra l’orecchio e la spalla mentre usa le due mani per rimettere a posto un gancetto del reggicalze rosso. La bambina non la vede in faccia, un’onda di capelli chiari le copre metà del viso, ma sente che è circondata da una specie di campo magnetico, una determinazione a farsi guardare e a infrangere l’aria ferma del pomeriggio con il corpo nudo.

2021. Diciotto anni compiuti ieri. Per la festa come sempre aspetterà settembre, quando tornano tutti dalle vacanze. La sera prima, a mezzanotte, solo una bottiglia di prosecco con i due amici rimasti in città, sulle panchine dietro casa. Non ha detto a nessuno che gli piacciono i maschi, neanche alla mamma, che è fissata con i detersivi buoni e gli lava le magliette con l’ammorbidente alla vaniglia perché “attira le ragazze”. Per fortuna ci sono delle occasioni, dei varchi nelle giornate in cui riesce a infilarsi. Inventa un turno di consegne, spegne il cellulare, dimentica apposta il caricabatterie, prende la Roma-Lido fino all’ultima fermata e poi l’autobus 07, con la visiera del cappellino calata sugli occhi e sulla fronte brufolosa. Scende sempre alla stessa fermata, poco prima della spiaggia naturista, segue la passerella di legno, alla fine gira a sinistra e con le Nike ancora ai piedi si toglie la maglietta e ci si siede sopra, appoggiando la schiena alla palizzata che separa le dune dalla spiaggia. È pieno di uomini, in acqua e fuori, fumano, si baciano, guardano il telefono, stanno distesi verso il sole a occhi chiusi, leggono libri. Molti sono nudi, altri no. Punta lo sguardo su un trentenne dalla carnagione scura. Indossa un costumino rosso da nuotatore, ha gambe e petto depilati, è coperto di olio abbronzante e sta seduto a gambe incrociate sull’asciugamano, immobile come un cobra pronto a scattare.

1986. Moana, un bianco atollo delle Hawaii, sembra un nome d’arte ma è il suo. L’estate non le piace particolarmente, nonostante il nome non le interessa andare al mare, non trova erotico spogliarsi troppo, non si sente un’isola ma una basilica, navate in penombra dove sedersi a meditare, o un superattico in un grattacielo, si immagina come una donna fatta di porte da aprire girando maniglie d’oro e di soffice moquette da accarezzare. Prova piacere ogni volta, in privato e in pubblico, non è una cosa che si consuma, casomai si moltiplica e non capisce perché le rivolgano sempre la stessa domanda, se le piace il suo lavoro, come se fosse più giusto che non le piacesse.

Oggi non lavora, va al cinema con un uomo di cui ha pensato che potrebbe innamorarsi. L’appartamento di Trastevere ha gli armadi piccoli per il suo guardaroba, deve arrampicarsi su una scaletta e allungare una mano per prendere le scarpe, le capitano rosse allora si veste completamente di rosso, mette le calze, il reggicalze e nient’altro, così nel buio della sala farà una sorpresa all’uomo portandosi la sua mano in mezzo alle gambe.

Timidi

Sono sempre timidi all’inizio davanti a lei, ma quando hanno parlato, qualche sera prima a una cena su una terrazza vicino a Piazza Navona, lui l’ha guardata in un modo che fa sperare in qualcosa di diverso.

2021. Alle otto di un venerdì sera d’estate dietro la cassa deserta del supermercato, a quarant’anni, le sembra uno spreco di vita. Di solito a quest’ora i clienti si accalcano, nei fine settimana di agosto in città non c’è nessuno. La collega intanto conta i soldi, ha i capelli legati e la ricrescita grigia, lei ci passa la piastra tutte le mattine e ha speso cinquanta euro per le unghie rosso Ferrari a mandorla in gel. Sono uguali a quelle della ragazza con le gambe lunghe, la gonnellina e la maglietta con la pancia scoperta, si avvicina con una busta di insalata e una bottiglia di vino e le chiede di consigliarle un primo precotto dal frigo dei surgelati: «Stasera devo fare finta di saper cucinare», sorride. Ha la pelle delle mani liscia e senza macchie. La cassiera cerca il tubetto della crema idratante e intanto si immagina il pomeriggio al centro estetico di questa ragazza dal corpo leggero e perfetto, sdraiata a gambe larghe sul lettino per la ceretta integrale all’inguine, i rotolini di cotone tra le dita dei piedi per far asciugare lo smalto e il profumo del gel all’aloe decongestionante dopo lo strappo; l’erotismo della preparazione.

2021. Sta ancora osservando quello con il costumino rosso quando si sente bussare sulla spalla: «Hai da accendere?». Ha la sua età, forse un paio di anni di più, tiene una sigaretta tra le dita e lo guarda con un mezzo sorriso. Non assomiglia a lui o ai suoi amici, non ha i capelli corti e rasati ai lati, non porta le scarpe da ginnastica con i calzini bianchi corti, ha le Birkenstock infradito e un costume a pantaloncino blu, di una stoffa opaca. Un ciuffo morbido gli cade davanti agli occhi, lo sposta con un movimento della testa mentre lui gli porge l’accendino rosso che si è ritrovato in tasca senza sapere come. Il ragazzo con il ciuffo gli passa la sigaretta appena accesa, lui fa qualche tiro e gliela ridà. Fumano in silenzio, il ragazzo gli mette una mano sul ginocchio, gli accarezza il quadricipite definito da anni di calcetto.

Gli prende la mano, lui si vergogna delle unghie smangiucchiate, l’altro lo tira per la punta delle dita, si alzano in piedi, camminano verso le dune. Si fermano in un punto riparato, il ragazzo con il ciuffo si avvicina e lo bacia, ha gli occhi gialli come un gatto, lui pensa: «E se mi innamoro?». Sarà così. Diventerà la sua prima storia seria ma ancora non lo sa. Intanto lo guarda inginocchiarsi per prenderglielo in bocca e mentre gli passa una mano tra i capelli pensa che sono morbidissimi.  

Attesa

2021. La cassiera cerca di immaginare l’ospite a cena dalla ragazza con le gambe lunghe, di sicuro non pensa a mangiare ma al momento in cui potrà spogliarla nuda, leccarla da tutte le parti, farsela sedere sopra per guardarla ondeggiare. Prova un’invidia pungente per la ragazza mentre indica le penne surgelate ai frutti di mare, sono una novità di quest’anno, aggiungi un po’ di prezzemolo e chiudi gli occhi ti sembra quasi di essere in vacanza.

La cassiera pensa che manca poco alla chiusura. Dopo andrà a casa, farà una doccia, girerà nuda con le finestre aperte perché i vicini sono partiti. Mangerà del tacchino con le zucchine, aprirà Tinder, si metterà a scorrere i profili. In fondo non è così tardi, qualcosa di buono potrebbe venire fuori anche per lei.

1986. Moana scende dal taxi giallo e cammina verso il bar dell’albergo di lusso dove ha appuntamento con l’uomo per bere qualcosa prima di andare al cinema. La guardano tutti. Non le dispiace l’idea che la scambino per una puttana, ne va fiera, è un lavoro che rispetta, lo dice in tutte le interviste, ogni volta che può. Vorrebbe convertire in sesso ogni energia che circola nell’aria. Ordina un succo di pompelmo, non giudica chi beve alcolici o sniffa cocaina, ma per lei il corpo è davvero un tempio. L’uomo le dice che è bellissima vestita di rosso. Ha un appartamento di trecento metri quadri sopra Villa Borghese, c’è dentro una moglie, si stanno lasciando ma è una cosa indefinita, così ha preso una stanza qui, per le altre. L’uomo le dice: «Ho lavorato troppo oggi, ti va se saliamo a riposarci e andiamo al prossimo spettacolo?». Moana accetta, anche se le dispiace. Aveva voglia di stare fuori, raccogliere sguardi è una delle cose che la fa sentire meglio. Ripensa agli occhi della bambina nella macchina turchese, se li sente addosso, la cosa più viva in città nel pomeriggio di agosto.

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