Sono solo due i libri che nella classifica di questa settimana stanno oltre la soglia delle 10mila copie vendute: Violeta di Isabel Allende, Feltrinelli, al primo posto e Il fabbricante di lacrime di Erin Doom, Magazzini Salani, al secondo.

Isabel Allende è una narratrice molto amata in tutto il mondo. Cilena nata in Perù che vive in America, ha scritto 25 romanzi, tradotti in 42 lingue, vendendone oltre 75 milioni di copie. A partire dal celebre romanzo La casa degli spiriti. Con cui dà vita a una sorta di realismo magico pop, fatto di una scrittura chiara e riconoscibile che si esprime tra il realismo e il mito, che unisce alle tematiche storiche e sociali il racconto e il riscatto della vita al femminile.

Nel suo immaginario s’incrociano la storia recente e passata di Cile e Sud America e la propria vita familiare, con il mito e il realismo magico: racconti di altri universi, personaggi mitologici e i sogni, che l’accompagnavano sin da bambina, avendo sempre la figura femminile come eroina: centro, luce, saggezza e forza.

Vita in Cile

«Il mio destino è cambiato l’8 gennaio 1981. Quel giorno ricevemmo una telefonata a Caracas che diceva che mio nonno stava morendo. Non potevo tornare in Cile per salutarlo, così quella sera ho iniziato una specie di lettera spirituale a quell’amato vecchio. Ho pensato che non sarei sopravvissuto per leggerlo, ma questo non mi ha fermato. Scrissi la prima frase come in trance: “Barabba venne dalla famiglia via mare”. Chi era Barraba, perché è venuto via mare?

Non ne avevo la più pallida idea, ma ho continuato a scrivere come una matta fino all’alba, quando la stanchezza mi ha sopraffatto e sono strisciata nel mio letto. “Cosa stavi facendo?” mormorò mio marito. “Magia”, ho risposto. E infatti, era magia. La sera dopo, dopo cena, mi chiusi di nuovo in cucina a scrivere. Scrivevo tutte le sere ignorando il fatto che mio nonno era morto. Il testo crebbe come un organismo gigantesco con molti tentacoli e alla fine dell’anno aveva cinquecento pagine sul bancone della cucina. Non sembrava più una lettera. Era nato il mio primo romanzo, La casa degli spiriti. Aveva trovato l’unica cosa che voleva davvero fare: scrivere storie».

Romanzo scritto in stato di grazia che ha compiuto 40 anni. Come in stato di grazia, durante la pandemia, Isabel Allende ha scritto anche questo Violeta. «Questo è il romanzo con cui ogni editor vorrebbe avere a che fare – mi dice Fabio Muzi, il suo editor italiano da Feltrinelli –. Perché combina la grande storia del Novecento con la storia personale di una donna molto forte e coraggiosa, capace di vivere grandi passioni e di lasciarsi un sacco di amori alle spalle. Con un parabola storica e narrativa perfetta: dalla pandemia della spagnola degli anni Venti a quella contemporanea del Covid-19. È un romance che sta piacendo a tutte le lettrici del mondo. A ispirarlo è stata la storia della madre intrecciata a elementi biografici della vita dell’autrice. Così è nata Violeta. Dentro le vicissitudini della storia, grandi rovesci e grandi amori. Sullo sfondo delle sue alterne fortune, Violeta impara a decifrare gli sconvolgimenti politici e sociali. Raccontata attraverso gli occhi di una donna che vive un secolo di sconvolgimenti con passione, coraggio e senso dell’umorismo, Isabel Allende ci consegna ancora una volta una storia epica che esalta ed emoziona».

Dice Allende: «Dopo la sua morte, tre anni fa, a 98 anni, mi dicevo: devi scrivere di lei, è tutto nelle lettere. Ma ero troppo vicina emotivamente per farlo. L’idea è maturata pochi mesi dopo, nell’isolamento per il Covid-19 nel marzo 2020, un secolo esatto dopo la nascita di mia madre, in piena epidemia spagnola. Mi è sembrato un circolo poetico». «Sono venuta al mondo un venerdì di tempesta nel 1920, l’anno della peste», l’incipit della narrazione.

© Riproduzione riservata